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Fondi europei, Italia già in ritardo sui programmi 2014-2020 – Allarme Campania

&Egrvae; partita ormai da più di 18 mesi la nuova programmazione dei fondi Fesr 2014-2020, ma ad oggi la Commissione europea non ha ancora approvato tutti i piani presentati dal Governo a Bruxelles. Hanno avuto il via libera nei mesi scorsi 20 programmi per un totale (finanziamenti europei e italiani) di 18,78 miliardi di euro, ma mancano ancora 8 piani per un valore di 18,1 miliardi, e in particolare i Por Fesr delle regioni del Sud (Puglia, Sicilia, Calabria e Campania), gli ultimi tre in grave ritardo nella spesa 2007-2013.

Tempi lunghi dunque, determinati in parte dalla Direzione regionale della Commissione Ue, che si trova a dover adottare tutti i piani dei Paesi aderenti contemporaneamente, e in parte dal Governo italiano, il cui Accordo di partenariato, a seguito delle osservazioni presentate dalla Commissione nel marzo 2014, è stato adottato solo nell'ottobre scorso.

Un ritardo che desta preoccupazione, soprattutto se i tempi di approvazione si paragonano a quelli della precedente programmazione 2007-2013. Quest'ultima, infatti, aveva ottenuto tutti i via libera da Bruxelles nell'arco del 2007, il primo anno di programmazione. Nel 2014-20, invece, i primi ok sono arrivati a inizio 2015, il secondo anno, e i programmi più "pesanti saranno approvati tra settembre e dicembre.

Accumulare rallentamenti già in questa fase, infatti, potrebbe rivelarsi un fardello pesante nel momento in cui saranno fissate le scadenze dei target da raggiungere per la spesa di tutte le risorse assegnate.

Ad oggi, mancano all'appello sette programmi regionali (i Por Fesr di Veneto, Abruzzo, Campania, Sicilia, Calabria, Basilicata e Puglia) e il Pon Legalità, a cui si aggiungono tre piani del Fse (Calabria, Campania e Puglia).

Il disco verde della Commissione europea è arrivato, nelle due tornate di febbraio e luglio scorso, per 12 dei 13 Por Fesr delle regioni più sviluppate (resta fuori il Veneto), per due delle tre regioni in transizione (manca l'Abruzzo) e per i Pon Cultura, Imprese e Competitività, Scuola, Città Metropolitane, Ricerca e innovazione e Infrastrutture e Reti. Per quest'ultimo il via libera è scattato solo pochi giorni fa, il 29 luglio.

I ritardi maggiori riguardano le regioni del Sud Italia, quelle che hanno una dote massiccia di risorse, pari a ben 16,4 miliardi, regioni che la nuova programmazione definisce «in ritardo di sviluppo».

Il Governo, tramite il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Claudio De Vincenti, conta di ottenere l'approvazione di tutti i programmi entro la fine del 2015 e traccia un cronoprogramma delle prossime tappe. Secondo le previsioni dell'Agenzia per la Coesione territoriale, infatti, entro la metà di agosto arriverà il nulla osta per i Por Fesr della Basilicata (826 milioni), dell'Abruzzo (347 milioni), del Veneto (901 milioni) e della Puglia (5 miliardi), per un totale di oltre 7 miliardi. Per quest'ultima, il disco verde dovrebbe interessare anche il Fse, dal valore di 1,5 miliardi.

In avanzata fase di negoziazione, secondo l'Agenzia, il Pon Legalità (377 milioni) e il Por Fesr della Sicilia (4,5 miliardi). Per questi piani, dal valore complessivo di oltre 4,8 miliardi, l'approvazione è stimata entro settembre prossimo.

Tempi più lunghi saranno necessari, invece, per la Calabria e la Campania. Qui, infatti, il via libera ai Piani (sia Fesr che Fse) richiede ulteriori approfondimenti ed è prevista non prima della fine dell'anno. Da sottolineare che i programmi delle due regioni, assieme a quello della Sicilia, hanno subito un taglio del 25% del co-fìnanziamento nazionale.

Ma se per la Calabria (il Por Fesr vale 2,03 miliardi) non dovrebbero esserci problemi ad arrivare all'approvazione del programma entro il 2015, per la Campania, il cui Por Fesr prevede risorse per 4,113 miliardi, la situazione è più complessa. Il piano, infatti, presenta criticità che sono ancora lontane da una soluzione. E' stato lo stesso commissario per le Politiche regionali Corina Cretu, in una conferenza stampa che si è tenuta a Bruxelles il 15 luglio scorso, a rivelare che «la Commissione è preoccupata per il programma della Campania». Il commissario ha auspicato un intervento nazionale da Roma, con l'ipotesi che «l'Agenzia per la Coesione territoriale prenda in mano il negoziato» sul programma campano, «o meglio – ha precisato – che faccia partire il negoziato, perché questo è il problema: non abbiamo ancora iniziato con la Campania».

Il piano Fesr Campania 2014-2020, infatti, è oggetto di una nutrita serie di osservazioni da parte dei tecnici della Commissione. Ne sono circa 150, con le quali l'Ue critica alla Regione soprattutto il ricorso eccessivo alla frammentazione delle proposte di finanziamento contenute nel documento. L'amministrazione regionale si era impegnata a intervenire, ma nel frattempo, con le elezioni, c'è stato il cambio al vertice della Campania, con la nomina a Presidente di Vincenzo De Luca. A complicare la situazione le incertezze legislative legate all'applicazione della Legge Severino (legge 190/2012), che hanno accompagnato l'insediamento del nuovo Governatore. Solo adesso che il pericolo di decadenza per De Luca è scongiurato, a seguito delle recenti sentenze della magistratura, e che l'assetto del governo regionale è stabilito, sarà possibile riprendere il dialogo per recuperare il tempo perduto.

Nel frattempo, il neo Governatore De Luca ha lanciato l'allarme sullo stato della programmazione 2007-2013, la cui spesa dovrà concludersi entro fine anno. «Ci sono 1,8 miliardi ancora da spendere e certificare –ha detto – e restituirli sarebbe un delitto. Siamo preoccupati per quanto riusciremo a fare nell'arco di poco più di due mesi. Non so cosa riusciremo a spendere e certificare, ma dobbiamo provarci per non perdere risorse».

De Luca punta il dito contro la gestione del programma che ha tenuto il suo predecessore Stefano Caldoro e in particolare sulle misure di accelerazione della spesa del dicembre 2013, che la Regione aveva messo in campo per spostare i fondi dei Grandi progetti, che viaggiano con forte ritardo, su interventi più piccoli. «Degli 1,3 miliardi di euro impegnati nel decreto sull'accelerazione della spesa, per la parte riguardante gli enti locali – continua De Luca – ad oggi la spesa certificata è di 100 milioni. E' questo il dato più drammatico, perché il meccanismo prevedeva che i Comuni si impegnassero a coprire con fondi di bilancio eventuali decertificazioni della spesa». Per il Presidente «c'è un rischio reale di dissesto finanziario per decine di Comuni campani per colpa di una decisione irresponsabile».

De Luca ha portato il problema sul tavolo di De Vincenti. Nell'incontro del 30 luglio scorso, il Governo ha mostrato disponibilità ad aprire un dialogo con il Commissario Corina Cretu, con l'obiettivo di avere l'acquisizione di qualche meccanismo di flessibilità in termini di dilazione dei tempi di certificazione della spesa. Lo scopo è di spostare il termine a giugno 2017. Una trattativa quanto meno insidiosa, visto che la Commissione europea ha mostrato più volte rigidità nel rispetto delle scadenze.