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Finco: norme specifiche per assicurare i pagamenti ai subappaltatori

Arriva una voce fuori dal coro sulla riforma appalti. Se, nei giorni scorsi, progettisti e imprese avevano unanimemente giudicato in maniera positiva il nuovo testo base del Ddl delega preparato dal relatore Stefano Esposito, adesso Finco, la federazione che riunisce le imprese specialistiche delle costruzioni, spacca la compattezza di questo fronte. E lo fa con una lettera, indirizzata a Governo e Parlamento a firma della presidente Carla Tomasi, nella quale viene messa nel mirino una grande mancanza del disegno di legge: nel Ddl non si parla, infatti, di pagamento diretto ai subappaltatori. 

La lettera dell'associazione attacca da subito. «Pur rintracciandosi, dal punto di vista della scrivente, alcune importanti implementazioni rispetto alla prima versione, quali ad esempio un più preciso e rigoroso indirizzo sull'istituto dell'avvalimento, non è previsto – ancora una volta – alcun riferimento al tema del pagamento diretto delle imprese che impiegano propria manodopera in cantiere (subappaltatori e noleggianti a caldo) da parte delle stazioni appaltanti». In sostanza, il testo nuovo testo base approntato dai relatori entra molto nel dettaglio su alcuni passaggi, ma su altri risulta essere troppo timido. E penalizza soprattutto la catena dei subappaltatori. 

«È almeno un quinquennio – prosegue la lettera – che la scrivente Federazione, in ogni sede formale ed informale, ha sollecitato, sia a livello parlamentare che di Esecutivo, l'introduzione non facoltativa di tale modalità di corresponsione da parte delle stazioni appaltanti». Anche il nuovo testo base non considera il problema. Per questo, «si rimane sconcertati dalla persistente sottovalutazione di un tema di nodale importanza come questo».

Secondo Finco, non vale «la considerazione per la quale le stazioni appaltanti, stante l'esiguità di personale, trovino meno oneroso il pagamento al solo appaltatore principale poiché esse dovrebbero espletare un analogo lavoro nel controllo relativo all'avvenuto pagamento dell'appaltatore a favore del subappaltatore, (peraltro entro i limiti massimi – non sempre rispettati – di ribasso del 20% rispetto all'offerta). Lungi dall'essere una esimente questa debolezza organizzativa è casomai, un altro buon motivo per razionalizzare il numero delle stazioni appaltanti in tempi quanto più possibile ravvicinati». Il pagamento diretto di subappaltatori e noleggianti a caldo, invece, «è una questione di civiltà economica e giuridica ancor prima che di sopravvivenza finanziaria». 

Anche perché, al momento, il Codice prevede, all'articolo 118 comma 3, la possibilità di pagamento diretto al subappaltatore, ma «la scelta dei committenti è sempre quella di sottrarsi ad un coinvolgimento diretto, rimettendo dunque all'appaltatore il compito di pagare le spettanze dei subappaltatori e limitandosi perlopiù ad effettuare, nei confronti del primo blandi controlli». Questo sistema, nella pratica, «ha determinato il consolidarsi di una prassi di gestione dei pagamenti caratterizzata da frequenti ritardi ed omissioni». L'appello arriva a poche ore dalla chiusura del termine per gli emendamenti al Ddl in commissione Lavori pubblici al Senato: scatterà mercoledì 15 aprile alle 12. C'è, allora, ancora tempo per rimediare alla mancanza.