Condividi, , Google Plus, LinkedIn,

Stampa

Dopo Expo e linea 4 della metropolitana: l’eredità di Milano per il prossimo sindaco

Quattro capitoli rappresentano l'eredità (problematica) per la prossima giunta di Milano: la realizzazione della città metropolitana, con tanto di integrazione di servizi e partecipate; il progetto del dopo-Expo su un'area da un milione di metri quadrati; la valorizzazione delle aree dismesse, tra cui gli scali ferroviari; il completamento della metro 4, attualmente la più importante opera in corso in Italia (del valore di oltre 2 miliardi).

Dopo le elezioni amministrative della primavera del 2016 il prossimo sindaco e i futuri assessori dovranno occuparsi prevalentemente di questi dossier: un po' perché lo impone la legge nazionale, come la questione della città metropolitana e la riduzione delle ex municipalizzate; un po' perché i debiti devono essere saldati rapidamente, come nel caso delle aree di Expo, pagate dagli enti locali 160 milioni con prestiti bancari; un po' perché politicamente l'interruzione dei progetti sarebbe una sconfitta, come nel caso della metro 4.

A quest'ultimo proposito, proprio al sindaco Giuliano Pisapia è toccato recentemente decidere se portare avanti o meno i lavori della metro 4, società nata in conflitto di interesse, durante l'amministrazione Moratti, prima ancora di essere costituita (con un azionista di maggioranza, il Comune, che è al contempo stazione appaltante, cioè controllore e controllato), con banche poco convinte e alcuni assessori ancora meno. Alla fine il primo cittadino ha deciso per sì: la quarta linea sarà pronta nel 2022. L'impatto finanziario per il Comune di Milano, per i prossimi 30 anni, sarà di 3,4 miliardi. Fatto, questo, che rende la realizzazione dell'opera ancora una sfida aperta.

Per quanto riguarda la città metropolitana, una volta fatto il contenitore, bisognerà fare il contenuto: organizzare il super comune con le municipalità e soprattutto valutare quali società partecipate mantenere in vita e quali fondere con quelle già esistenti nella provincia di Milano. La sfida è tra due visioni in contrasto: da una parte i politici del territorio provinciale propendono per fusioni settoriali, mentre in questo momento la città di Milano tende a salvaguardare la sua specificità puntando addirittura a creare una sorta di società multiservice. Negli ultimi mesi Metropolitana milanese si è andata rafforzando in questo senso, assumendo anche la gestione delle case popolari oltre che del servizio idrico e delle commesse ingegneristiche.

Il dossier legato al dopo-Expo è uno dei più spinosi. La società dei terreni Arexpo, partecipata pariteticamente da Regione Lombardia e Comune di Milano (e con quota minore da Fondazione Fiera Milano) dovrà restituire alle banche 160 milioni, prestati per l'acquisizione delle aree date in comodato d'uso alla società Expo. In questo momento Palazzo Marino e ministero dell'Economia e delle finanze stanno dialogando per valutare l'ingresso dello stesso Mef dentro la società, così da sostenere economicamente i progetti di valorizzazione post-evento. Si parla di una città dell'amministrazione, con il Demanio che dovrebbe qui riunire i suoi uffici, e di una cittadella dell'innovazione, con il trasferimento delle facoltà scientifiche della Statale e l'avvio di incubatori di start up. Tutte questioni da definire, soprattutto sotto il profilo finanziario.

Grande tema che la giunta Pisapia ha risolto solo in parte è la qualità della vita nelle periferie. Vero è che, grazie ad Expo, in città sono partiti 700 cantieri per il restyling complessivo e capillare; tuttavia alcune zone devono essere migliorate. In questo senso va l'accordo di programma sottoscritto con Ferrovie dello Stato per la valorizzazione degli ex scali ferroviari (Lambrate, Rogoredo, Greco, Farini, Porta Romana, Porta Genova, San Cristoforo). A ottobre è previsto un passaggio in consiglio comunale e, si spera, qualche cantiere potrebbe già partire con Pisapia sindaco. L'investimento è di 50 milioni da parte di Fs.