Graziano Delrio si iscrive d'ufficio al club degli entusiasti della riforma degli appalti e alla Camera tesse le lodi della legge quadro approvata dal Senato. «Sarà una rivoluzione della normalità», ha detto il ministro delle Infrastrutture che è andato di buon mattino in audizione alla commissione Ambiente guidata da Ermete Realacci e ha invitato Montecitorio ad approvare in fretta il provvedimento per consentire al governo di esercitare la delega entro la scadenza del 18 aprile 2016 fissata per il recepimento delle direttive Ue.
Se in effetti il via libera di Montecitorio arriverà in settembre e quello definitivo del Senato a ottobre, i sei mesi previsti per la delega corrisponderanno al centimetro con la scadenza comunitaria.
Ci si aspettava dal ministro un intervento puntuale sulle correzioni che il governo vorrebbe apporre al testo varato da Palazzo Madama, ma Delrio si è astenuto da entrare in dettagli controversi e ha invece preferito ribaltare il discorso, raccontando ciò che di buono c'è in questa legge e soprattutto a cosa porterà. Mentre la discussione a Montecitorio sarà sulle limature ai 63 criteri di delega contenuti nel "testo Esposito" e le lobby imperversano fuori della porta, il ministro ricorda a tutti il nesso fra una materia giuridica tanto complessa e lo sviluppo economico del Paese.
«Il nuovo codice – ha detto – non è solamente uno strumento tecnico-giuridico ma ha un altissimo potenziale politico-sociale e rappresenta quindi un modo per sostenere la domanda interna con investimenti pubblici che andranno incrementati».
Senza dimenticare «l'efficientamento della spesa pubblica e la conseguente riduzione dei costi organizzativi delle stazioni appaltanti».
Non sono mancati i riferimenti del ministro ai contenuti del testo: la velocizzazione delle gare e delle procedure, la centralità del progetto, la «razionalizzazione ed estensione» del project financing, il contenimento delle varianti, una programmazione più snella ma sostanziale, la centralità della gara, il rafforzamento della regolazione e dei controlli con l'Anac al centro, la riduzione del 20-30% di costi che potrebbe venire dal doppio divieto di gold plating e di overdesign.
Delrio ha fatto anche qualche osservazione politicamente rilevante. Per esempio quando ha parlato di «un testo innovativo, corrispondente ai principi del diritto europeo», per smorzare sul nascere le velleità di quelli che parlano di modello nazionale ridondante rispetto alle direttive Ue. La lotta alla corruzione è una vera priorità e legittima scostamenti dalle direttive. «Occorrerà valutare attentamente – ha detto Delrio – rispetto alle esperienze di altri Paesi, il contesto italiano e l'esigenza di assicurare la tutela di principi fondamentali, come quello del contrasto alla corruzione e alla illegalità, eventualmente introducendo disposizioni mirate senza introdurre allo stesso tempo nuovi oneri». Positivo il commento del presidente della commissione Ambiente, Ermete Realacci: «Piena sintonia».