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Da Bruxelles al via piani per 3,5 miliardi per l’Italia più i fondi del Pon Metro

Un nuovo pacchetto di programmi operativi italiani per la spesa dei fondi europei per lo sviluppo regionale (Fesr) è stato approvato ieri dalla Commissione Ue. Riguarda tre programmi regionali (Sardegna, Molise e Friuli Venezia Giulia) e due programmi nazionali, Città metropolitane e Ricerca e innovazione delle cinque regioni meridionali in ritardo di sviluppo (Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia).

La commissaria alla Politiche regionali, Corina Cretu, ha firmato ieri i cinque programmi, alla presenza del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Claudio De Vincenti. La decisione attiva 3,5 miliardi di euro, di cui circa la metà finanziate dall'Europa.

I programmi italiani, rimasti indietro lo scorso anno nella fase di presentazione a Bruxelles, avranno un'ulteriore accelerazione nelle prossime settimane. Entro il 24 luglio salvo sorprese dovrebbe essere approvato il Pon Infrastrutture e reti che ha una dotazione europea di quasi 1,4 miliardi di euro. Entro la fine del mese, poi, sarà la volta di altri quattro programmi regionali: Puglia, Basilicata, Veneto e Abruzzo. Restano indietro il Pon Legalità (che ha preso il posto del Pon Sicurezza) e soprattutto le tre regioni del Sud, quelle che, insieme alla Puglia e alla Basilicata, hanno la dote di risorse maggiore essendo regioni che nelle vecchie programmazioni venivano definite "obiettivo 1", poi "convergenza" e infine, per quello che sono: in ritardo di sviluppo.

L'adozione del Por Sicilia (3,4 miliardi di euro dalla Ue) dovrebbe avvenire a fine agosto o nei primi giorni di settembre. Verso fine settembre, spiegano fonti della Commissione, potrebbe essere approvato il programma della Calabria (1,5 miliardi "europei").

L'incognita riguarda il Por Campania. La commissaria Cretu è stata chiarissima: questo programma è quello che dà le «maggiori preoccupazioni alla Commissione. È la situazione più a rischio perché a causa delle elezioni non è ancora cominciato un negoziato sostanziale» tra la regione e la Commissione. I funzionari regionali non hanno avuto finora copertura politica e non si espongono nelle trattative e alla Dg Affari regionali della Ue manca quindi l'interlocutore con cui discutere. Corina Cretu ha invocato dunque un intervento di assistenza da parte delle «autorità nazionali» chiamando in causa l'Agenzia per la coesione territoriale: «È molto importante che il governo pensi a come l'Agenzia per la coesione territoriale possa prendere in mano i negoziati e iniziarli». Ma l'Agenzia è ancora in attesa di diventare pienamente operativa.

De Vincenti punta su «un'accelerazione che non vada a scapito della qualità del programma», ma a Bruxelles l'ipotesi è che il via libera per la Campania non possa arrivare prima di novembre.

L'approvazione dei programmi da parte della Commissione europea permette alle regioni e ai ministeri responsabili dei programmi nazionali di attivare i bandi sulla base degli obiettivi condivisi con Bruxelles e quindi cominciare a spendere le risorse. Il sottosegretario De Vincenti ha ricordato che l'Italia, con 44 miliardi di fondi europei di cui 32 per la coesione, è il secondo principale beneficiario tra i 28 Stati membri dopo la Polonia. «Questo – ha aggiunto – comporta una responsabilità nella loro amministrazione». La commissaria ha sollecitato il sottosegretario italiano a migliorare l'utilizzo dei fondi comunitari da parte dell'Italia. «I piani sono buoni sulla carta, cerchiamo di renderli tali anche nella loro attuazione» ha detto la commissaria rumena ribadendo l'invito al governo di migliorare la capacità amministrativa attravero i Piani di rafforzamento amministrativo contenuti in ciascun programma operativo.

Tra i programmi approvati ieri dalla Commissione europea, il Pon Metro, dedicato alle Città metropolitane rappresenta una novità assoluta, come nuovo è l'ordinamento sui grandi agglomerati urbani.

Con una dotazione finanziaria pari a oltre 892 milioni di euro, questo strumento definito "sperimentale" attinge per 588 milioni alle risorse comunitarie, di cui 446 sul Fondo di Sviluppo Regionale (FESR) e 142 sul Fondo Sociale Europeo (FSE). Il resto è cofinanziamento nazionale. La gestione del programma è affidata all'Agenzia per la coesione.

«L'Italia crede molto in questo programma che, a supporto delle recenti riforme istituzionali e del nuovo ruolo centrale attribuito alla questione urbana e alle città metropolitane, consentirà di promuovere interventi integrati e policentrici capaci di riqualificare i nostri insediamenti urbani affinché diventino luoghi di vita e di lavoro innovativo, attrattivi, inclusivi e sostenibili» ha spiegato il sottosegretario Claudio De Vincenti. «Saranno centri propulsori dell'innovazione, dei servizi digitali e della sostenibilità urbana» ha sottolineato la Commissaria Corina Cretu.

Marianne Thyssen, commissaria per l'Occupazione, gli affari sociali e l'inclusione, responsabile del Fse, ha spiegato che gli interventi finanziati da questo programma «permetteranno di rafforzare la coesione sociale nelle grandi città, contribuendo sostanzialmente agli obiettivi della strategia UE 2020». Il Pon Metro è stato pensato veicolare risorse sugli obiettivi dell'Agenda urbana nazionale, secondo le strategie di sviluppo urbano sostenibile delineate nell'Accordo di Partenariato 2014-2020.

Tra gli obiettivi concreti del programma c'è l'offerta ai cittadini del 70% dei comuni delle aree metropolitane servizi digitali interattivi, e rendere interoperabili i sistemi informativi di 678 comuni. Sul fronte della sostenibilità si punta a ridurre i consumi di 18GWh/Kmq della superficie comunale. Le emissioni di CO2 dovrebbero ridursi di 1,9 milioni di tonnellate equivalenti convertendo 92.000 punti di illuminazione pubblica alla tecnologia Led . Con le ristrutturazioni e le riconversioni energetiche di 38mila metri quadrati di edifici pubblici finanziate dal programma si vuole ridurre il consumo di energia di 2,2 GWh l'anno.

 Gli interventi sul sociale puntano ad assicurare a circa 1.800 persone senza fissa dimora servizi di accoglienza attraverso la riqualificazione ad uso sociale di spazi urbani; 2.270 alloggi saranno riabilitati per famiglie in condizioni di disagio abitativo; circa 3900 persone di famiglie a basso reddito, e 5800 persone colpite da forme elevate di disagio beneficeranno di un accompagnamento alla casa e di un inserimento lavorativo, sociale ed educativo; circa 500 persone appartenenti a comunità emarginate, quali i Rom, verranno sostenuti nell'ambito di progetti di inclusione sociale.

Le città metropolitane interessate sono 14 – Torino, Genova, Milano, Bologna, Venezia, Firenze, Roma, Bari, Napoli, Reggio Calabria, Cagliari, Catania, Messina e Palermo.