Condividi, , Google Plus, LinkedIn,

Stampa

Così le Province (quasi) abolite assumono e aumentano le tasse

L’augurio di buone vacanze estive è stato recapitato agli automobilisti dalla fu Provincia di Firenze all’insorgere delle canicole di luglio. È stato allora che quella oggi ribattezzata Città metropolitana e presieduta dal sindaco fiorentino Dario Nardella ha aumentato l’imposta provinciale sulla Rc auto dal 10,5 al 16 per cento: il massimo consentito per legge.

Diciamo subito che è stato l’ultimo, ma certo non l’unico a farlo. Anzi, non è stato neppure l’ultimo, perché il giorno dopo anche la Provincia di Pistoia ha portato prontamente la tassa sull’assicurazione delle auto al 16 per cento. A gennaio l’avevano fatto la Province di Cuneo e di Reggio Calabria. A febbraio quella di Vicenza. A marzo quella di Cagliari. E prima ancora quasi tutte le altre.

Dal 2011, quando si è cominciato a parlare seriamente di mettere mano alle Province e i governi di turno iniziavano a tagliare i trasferimenti, quegli enti hanno pensato bene di usare pesantemente l’unica leva fiscale di cui dispongono, scaricando i tagli su chi possiede un mezzo di locomozione. Il risultato è che oggi la tassa provinciale sulla Rc auto è al 16 per cento dappertutto con le sole eccezioni di Treviso (15), l’Aquila (15,5) e Aosta (9).

Non è propriamente uno scherzo, considerando che il gettito complessivo è di oltre due miliardi e mezzo. Ogni punto percentuale di aumento della tassa provinciale equivale dunque a più di 150 milioni che gravano su automobilisti e motociclisti.

Il presidente della città metropolitana di Firenze ha aumentato anche il prelievo sul passaggio di proprietà dei veicoli dal 6 al 9 per cento e l’addizionale sui rifiuti dal 3 al 5 per cento: giustificando le dolorose misure con l’esigenza di compensare i minori trasferimenti pubblici.

Non sappiamo se queste mosse fossero inevitabili. Ma i dubbi che la riforma delle Province sia procedendo come era stato promesso, quelli lo sono davvero. E le perplessità aumentano ancora di fronte ad altri aspetti francamente curiosi. Le società partecipate delle Province, per esempio, sono ancora quasi tutte lì, vive e vegete. Qualche caso?

Viva e vegeta Florence multimedia, società che cura l’ufficio stampa della fu provincia e ne gestisce il portale (ma serve addirittura una società di capitali per queste attività?).

Viva e vegeta la napoletana Ar.Me.Na., nata nel 2007 con il centrosinistra per rastrellare i denari di Bruxelles, che ora a quanto pare ha un nuovo scopo sociale: la sopravvivenza. Una società creata per raccogliere i fondi europei diventa così una ditta di manutenzione in house per gli immobili della Provincia di Napoli, con il compito, fra l’altro, di provvedere alle esigenze del «bosco inferiore della Reggia di Portici». Dalle pratiche comunitarie alla cura delle querce. Numero di addetti: 329.

Viva e vegeta anche la Tonnara Su Pranu di Porto Scuso, di cui la Provincia di Cagliari è il principale azionista, con 57 mila euro di fatturato e 170 mila di perdite. Nonché un contenzioso con il Fisco da due milioni che pende ormai da quindici anni.