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Conferenze di servizi, tempi biblici se al tavolo compaiono Asl, Arpa e Ambiente

Tempi più lunghi se al tavolo ci sono Asl e Arpa, se c'è in ballo una Via e se si discute di materie che hanno a che fare con l'ambiente o di investimenti di importo superiore a 5 milioni di euro. Le conferenze di servizi in Italia assomigliano a una mano di poker, dove la fortuna e gli altri giocatori hanno un ruolo determinante. Così, in alcune condizioni, è più probabile che le cose vadano male e che, quindi, i termini di legge (circa dieci mesi) non vengano rispettati. È l'impietosa fotografia che emerge dall'indagine prearata da Ref ricerche su iniziativa di Confindustria, condotta attraverso interviste a 200 amministratori locali dei settori ambiente, attività produttive e urbanistica e su un gruppo di imprenditori che operano in comparti nei quali le conferenze di servizi svolgono un ruolo di primo piano. La riforma in arrivo con i decreti di attuazione della delega Pa, appena approvata in seconda lettura dalla Camera, allora, è decisamente opportuna.

I tempi teorici

Lo studio parte dai tempi teorici della conferenza. In base alle norme in vigore, è possibile solo un'indicazione di massima, vista la grande complessità delle procedure. Comunque, i tempi vanno da circa 5 a 8/10 mesi, a seconda che ci sia di mezzo o meno una valutazione di impatto ambientale. Inoltre, bisogna considerare che le amministrazioni interessate o lo stesso proponente possono scegliere di richiedere o presentare integrazioni al progetto originario. In questi casi ci sono sospensioni dei termini. Comunque, il termine massimo teorico è di circa 10,5 mesi. Ma, dicono i risultati dello studio, non viene quasi mai rispettato.

I fattori di rischio: i grandi investimenti

L'esperienza delle amministrazioni dice che «solo poco meno della metà dei rispondenti conclude conferenze di servizi nei tempi di legge». Nel caso con termini di legge più lunghi (la presenza di una Via), nel 35% delle ipotesi si sforano i 10,5 mesi. Andando più nel dettaglio, però, è possibile individuare una mappa dei fattori di rischio per mettere in guardia gli operatori. Il primo – e più scontato – è la materia affrontata: quando si parla di ambiente quasi nel 50% delle procedure i termini si allungano a dismisura. Ma non è tutto. Se il valore dell'investimento sale, tendono ad aumentare anche i tempi. Sul punto i dati Ref danno qualche indicazione discordante, ma contengono un numero molto interessante: le conferenze nelle quali si discutono investimenti sopra i 5 milioni di euro in materia ambientale durano mediamente 18 mesi, quasi otto mesi più del massimo di legge.

Energia e rifiuti nel mirino

Anche se quello del valore degli investimenti non è un elemento centrale, secondo l'analisi. «Una differenziazione dell'obbligatorietà della conferenza rispetto all'ammontare dell'investimento del progetto – scrive Ref – non rappresenta un parametro in grado di incidere particolarmente sui tempi. Una disamina più approfondita delle tipologie di attività potrebbe invece guidare l'operazione di razionalizzazione». L'80% delle procedure superiori all'anno, infatti, riguarda progetti per impianti industriali di gestione rifiuti e di produzione di energia da fonti rinnovabili.

Le amministrazioni più lente

E c'è ancora un altro elemento. Pesa molto la presenza di alcune amministrazioni al tavolo delle conferenze. Le interviste hanno vagliato se le soprintendenze, i vigili del fuoco, le Asl e le Arpa possano essere considerate fonti di allungamento dei tempi. Sul punto ci sono molti indizi ma non ci sono giudizi univoci, eppure Asl e Arpa, in caso di conferenze dalla durata record, erano quasi sempre presenti. Mentre Vigili del fuoco e Soprintendenze, secondo Ref, tendono a dilatare i tempi non presentandosi. La presenza contemporanea di molte amministrazioni, infine, non incide sulla durata delle procedure.

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