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Come la BCE può rimettere in moto il circolo virtuoso degli investimenti

Quanti miliardi immetterà sul mercato il presidente della Bce per rimettere in moto il circolo virtuoso che parte dal credito, passa per gli investimenti, innesca la crescita economica che si concretizza in nuovi posti di lavoro? Basteranno i 500 stimati dalla maggior parte degli osservatori?

Il testimone è nelle mani di Mario Draghi che giovedì scioglierà tutti i nodi. In questi anni la Banca centrale americana si è spinta in manovre ben più consistenti, sino a due trilioni di dollari, i giapponesi volano sopra i 125 mila miliardi di yen, il Regno Unito si ferma a 375 miliardi di sterline. In Europa dall’inizio della crisi si sono perduti due milioni e mezzo di posti di lavoro e il credito bancario rimane in forte contrazione: dai 13.348 miliardi di prestiti ai privati della fine 2012 ai 12.530 di due mesi fa.

Mancano più di 800 miliardi, che si traducono in crollo degli investimenti delle aziende e consumi deboli delle famiglie. Il cruccio di Draghi è di di non essere riuscito a offrire denaro a bassissimo costo alle banche perché sia impiegato nell’economia reale. Obiettivo fallito, un po’ per la fragile richiesta di finanziamenti da parte delle imprese sane, molto per l’utilizzo finanziario delle risorse da parte degli istituti.

Il dubbio del presidente dell’Eurotower è anche un altro: le aziende non investono perché le prospettive restano dubbie. Compito delle riforme spetta ai governi, la Bce può solo garantire un altro po’ di tempo: la determinazione di Draghi ha tuttavia permesso spread contenuti e rendimenti sostenibili per gli Stati con elevato debito, e l’Italia in questo è regina. Il Belpaese è passato dagli oltre 550 punti di spread dell’ultimo governo Berlusconi ai 126,6 di venerdì: decine di miliardi risparmiati dallo Stato. Giovedì prossimo l’ultimo snodo dell’azione di Draghi con il varo delle misure non convenzionali.

E saranno proprio i dettagli del piano a raccontare vincitori e vinti: tra i paletti della Corte di giustizia Ue, la mina greca, le resistenze di Berlino, le fibrillazioni italiane e francesi, Draghi dovrà dire quali titoli intende acquistare. Solo quelli dei paesi del club tripla A oppure tutti tranne i bond spazzatura? O ancora, saranno comprate obbligazioni in misura proporzionale alla quota di capitale detenuta nella Bce? In questo caso l’Italia potrebbe contare sull’acquisto di titoli di Stato da un minimo di 72 a 132 miliardi.