Condividi, , Google Plus, LinkedIn,

Stampa

Assassini stradali? Guidano già senza patente, il sequestro può solo farli ridere

“In queste ore tutti fanno un gran parlare del nuovo reato di omicidio stradale, ma nessuno si pone una domanda. Perché in Europa invece non se ne parla? La risposta è semplice: perché in molti Paesi della Comunità invece di creare nuove leggi che hanno il solo scopo di gettare fumo negli occhi a chi chiede più sicurezza, ai familiari di vittime della strada, ai responsabili di associazioni, si preoccupano di assicurare controlli sulle strade. 

Mettendo centinaia di pattuglie nei punti strategici, garantendo la certezza della pena. Ha senso oggi prevedere il ritiro della patente per 27 anni per chi guidando ubriaco o drogato ammazza una persona quando sui giornali leggiamo che gli ultimi assassini della strada guidavano senza patente? Minacciarli di lasciarli senza patente è come far loro solletico, col solo risultato di farli ridere. Perchè loro al volante ci vanno già senza patente. 

Lo Stato metta migliaia di agenti sulle strade, perché facciano davvero pulizia di questi delinquenti: lo Stato imponga che a chi guida sotto l’effetto di alcol o droga e ferisce o uccide una persona vengano confiscate immediatamente l’auto, la casa, una parte dello stipendio, per rifondere, e subito, i familiari. 

E forse darà davvero più sicurezza agli italiani invece di fare una facile propaganda alla quale purtroppo ancora in troppi abboccano facilmente”. E questo il durissimo, “invito alla riflessione”, che il presidente di Fai Conftrasporto e vicepresidente di Confcommercio, Paolo Uggè, ha rivolto a tutti, dai rappresentanti del governo ai responsabili delle associazioni ai cittadini, commentando la notizia dell’approvazione, da parte del Senato, del disegno di legge che introduce e disciplina nel Codice penale i reati di omicidio stradale e di lesioni personali stradali. 

“Siamo tutti d’accordo che sia un bene colpire chi si mette al volante con i riflessi offuscati o quasi del tutto cancellati da cocaina o droghe sintetiche, da un'”overdose” di alcol, da chi nei centri abitati sfreccia a 100 chilometri l’ora o da chi sorpassa in curva o va contromano; il problema è il modo in cui si decide di colpire”, ha aggiunto Paolo Uggè. “La verità è che il nostro è un Paese in cui si trova molto più comodo e facile fare leggi che farle applicare. 

Perché fare leggi è facile e dà visibilità sui giornali; perché farle applicare può costare molti soldi, per pagare gli agenti, le macchine, il carburante. E magari per trovare quei soldi occorrerebbe tagliare i finanziamenti a enti inutili, a burocrati messi alla loro guida, per mantenere portaborse, amici degli amici. Insomma per garantirsi elettori. O magari, addirittura, potrebbe dover spingere gli stessi amministratori pubblici a ridurre i propri di stipendi. 

Sarebbe bello indire un referendum e capire quanti italiani potrebbero essere d’accordo nel confiscare i beni agli assassini della strada. Qualche associazione di familiari delle vittime potrebbe farlo… A mio parere sarebbero molti, perchè gli italiani hanno tanti difetti ma non sono stupidi. E sanno che l’unico modo per colpire davvero qualcuno è toccarlo nel portafogli. Non con inasprimenti di leggi che poi così aspri non sono: la gente ha letto bene il disegno di legge? 

Nell’articolo 589 del Codice penale, quello che riguarda l’omicidio colposo, è stato inserito un articolo bis che prevede il carcere da otto a dodici anni per omicidio colposo commesso da un conducente in stato di ebbrezza alcolica, con un tasso alcolemico superiore a 1,5 grammi per litro, o sotto l’effetto di droghe. Mica hanno raddoppiato le pene, le hanno aumentate di un anno. E per le lesioni la condanna può andare da due a quattro anni. In quanto poi alla revoca della patente, è una barzelletta. Peccato che non faccia ridere, se non quella feccia dell’umanità che guida sotto l’effetto di droga o da ubriachi nonostante la patente gli sia già stata confiscata. Gente che se sa perfettamente che, anche con una pena più severa, in cella ci resterà pochissimo o addirittura non ci finirà neppure.

Tutto questo”, ha concluso Paolo Uggè, “lascia esterrefatti, così come il fatto che in questo Paese si debba ancora decidere se sopprimere, come qualcuno ha chiesto, la parte del nuovo disegno di legge che voleva punire, con pene da sette a dieci anni, anche chi commetteva il reato di omicidio stradale “a seguito di manovra di inversione del senso di marcia in prossimità o in corrispondenza di intersezioni, curve o dossi o a seguito di sorpasso di un altro mezzo in corrispondenza di un attraversamento pedonale o di linea continua”; oppure la parte che voleva punire, con le stesse pene, chi commetteva il reato, sempre per colpa, “passando con il rosso o circolando contromano”.

Gli italiani la smettano di farsi incantare da queste “sparate” e chiedano a gran voce, tutti insieme, una sola cosa: più agenti sulle strade. Per fermare i delinquenti, per difendere le persone perbene”.