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Appalti centralizzati: dal 1° novembre rischio blocco per le gare dei Comuni non capoluogo

Dalla settimana prossima niente gare in autonomia per i piccoli enti: gli appalti dei Comuni sono infatti a rischio blocco dal prossimo 1° novembre. Dopo sei consecutivi rinvii entra in vigore la norma che ordina a tutte le città non capoluogo di unire le gare, attraverso consorzi e unioni di Comuni oppure passando dagli uffici di una provincia o da un soggetto aggregatore.

Dalla prossima settimana solo i grandi Comuni potranno quindi continuare a bandire le gare in autonomia. Per tutti gli enti non capoluogo scatta invece quanto previsto nella Spending Review (Governo Monti nel 2012): per risparmiare e consentire di accertare la spesa, le gare vanno aggregate. Un principio che vale anche per i lavori pubblici e chi non si conformerà non potrà iniziare l’iter di gara.

La norma del Codice Appalti che impone l’aggregazione proibisce appunto all’Autorità Anticorruzione di rilasciare il Codice che identifica la procedura (Codice Cig), la cui richiesta serve da avvio alla pubblicazione dei bandi di gara. Qualche Regione è pronta a partire, altre sono indietro. In alcune aree del paese i sindaci non saprebbero a chi rivolgersi per bandire le loro gare. Dunque è reale il rischio di mandare in stallo gli appalti dei Comuni, il principale tra i motivi che in questi mesi hanno tenuto in piedi con fatica i lavori pubblici.

Se ne rende conto anche l’Anac di Raffaele Cantone, attualmente al lavoro a un documento da inviare a Governo e Parlamento per segnalare l’urgenza di una soluzione. Il problema si era già posto nel luglio 2014: allora la difficoltà fu sorpassata con l’inserimento di una nuova proroga nel DL 90/2014 e la decisione di Cantone di sbloccare il rilascio dei codici di gara (Cig) in anticipo sulla conversione del decreto. Tale prospettiva potrebbe ora ripetersi. Ad aggravare la situazione e c’è il fatto che l’entrata in vigore porterebbe due mesi di caos totale per i Comuni più piccoli.

Con le regole in vigore, infatti, quelli sotto i 10.000 abitanti non possono bandire gare in autonomia, neppure sotto la soglia di 40.000 euro. Dal primo gennaio, però, in base alla legge di Stabilità potranno farlo. C’è da scommettere che in questi 60 giorni la maggioranza dei sindaci tirerà i remi in barca, aspettando il 2016 per ricominciare a gestire gli appalti in maniera ordinata.

Per questo è allo studio un emendamento al Dl sulla finanza locale (promosso dai Comuni, ma non ancora presentato), per collegare l’entrata in vigore dei vincoli di aggregazione alla partenza del nuovo Codice appalti. Una riforma che peraltro continua a slittare in Parlamento. L’esame della delega al Governo per riscrivere il sistema dei contratti pubblici, calendarizzato per ieri, è stato rinviato alla prossima settimana su richiesta del Governo. La motivazione ufficiale è la necessità di riesaminare il testo varato dalla Commissione Lavori pubblici guidata da Ermete Realacci per blindarlo rispetto a ipotesi di ulteriori modifiche al Senato.

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