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Anas, investimenti da rilanciare e privatizzazione: i dieci nodi aperti

Non sono pochi i nodi aperti, ne abbiamo individuati almeno dieci, che si troverà ad affrontare il nuovo presidente dell'Anas Gianni Armani (ex Ad di Terna, nominato il 18 maggio dall'assemblea della società stradale). 

Ma sono quasi tutti nodi "politici", dipendenti o intrecciati con scelte e poteri che spettano al ministro delle Infrastrutture, a quello dell'Economia, o addirittura dipendenti da norme di legge.

Pedaggiare autostrade e superstrade per rendere l'Anas autonoma anche negli investimenti? Aumentare i finanziamenti pubblici per le manutenzioni straordinarie? Confermare la bizantina articolazione di società miste concedenti sul territorio? Ridurre il contenzioso con le imprese per i lavori? Ridurre l'indebitamento a breve della società? 

Nessuna di queste decisioni può essere presa dal solo presidente Anas. L'Anas, società per azioni dal 2002, controllata al 100% dallo Stato (ministero dell'Economia), resta ancora di fatto un braccio operativo dello Stato, tant'è che in base alle regole Eurostat è "consolidata" nel bilancio pubblico, perché non ha ricavi da mercato (servizi venduti) tali da coprire almeno il 50% dei costi della produzione.