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Al via a Rimini gli Stati Generali della Green Economy 2015

Le imprese italiane della green economy sono in Italia una realtà consistente in tutti i settori economici. Hanno resistito meglio delle altre alla crisi, esportano di più, vincono sul fatturato, hanno migliori aspettative per il 2015, sono soprattutto di dimensione piccola-media (nell’agricoltura sono diffuse anche fra le grandi), sono guidate per lo più da ultraquarantenni e più delle altre sono al femminile.

Questa è l’istantanea scattata alle imprese italiane della green economy, quelle che producono beni di qualità ecologica e servizi ambientali (core green) e quelle che hanno adottato modelli di gestione green (go green) – il 42% delle imprese italiane -, contenuta nella Relazione sullo stato della green economy, realizzata dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, presentata a Rimini nella giornata di apertura degli Stati Generali della Green Economy 2015.

La due giorni, arrivata quest’anno alla quarta edizione, che si svolge all’interno di Ecomondo-Key Energy-Cooperambiente, è organizzata dal Consiglio Nazionale della Green Economy, composto da 64 associazioni di imprese green, con il Ministero dell’Ambiente e il Ministero dello Sviluppo Economico e con il supporto della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile. La Relazione, uno studio ampio sulle imprese italiane, riguarda l’industria, l’edilizia, l’agricoltura, i servizi e il commercio ed è divisa in tre parti: la prima presenta i risultati di un’indagine sulle imprese della green economy in Italia, la seconda disegna un quadro delle tematiche strategiche per la green economy in Italia e la terza fornisce dati e spunti internazionali.

“Gli Stati Generali – ha detto Gian Luca Galletti, Ministro dell’Ambiente – sono il motore del futuro che c’è già, dell’economia sostenibile che sta trainando la ripresa italiana. La green economy sta contaminando virtuosamente il sistema produttivo. Siamo fra i primi in Europa per efficienza energetica, tra i primi produttori di energia da fonti rinnovabili e in questi giorni l’Onu ha certificato il raggiungimento degli obiettivi di Kyoto per il nostro Paese. L’economia italiana si è rimessa in moto ma il carburante è finalmente verde”.

“Dalla relazione presentata oggi – ha dichiarato Edo Ronchi, del Consiglio Nazionale della Green Economy – emerge che le imprese green sono ormai una parte decisiva e qualificante dell’economia italiana. Non mancano tuttavia le difficoltà, come ad esempio nelle fonti rinnovabili. Dopo il crollo del 2014 della nuova potenza installata in Italia, il 2015, per il calo della produzione di energia idroelettrica e la bassa crescita delle altre rinnovabili, si prospetta, dopo anni di crescita ininterrotta, il primo anno di possibile calo della quota di produzione di elettricità da fonti rinnovabili e di aumento invece della produzione da fonti fossili. Nonostante le difficoltà, le imprese green restano la parte più dinamica del sistema produttivo italiano, le uniche in grado di qualificare, rendere consistente e duratura la ripresa anche economica del Paese”.

“Con gli Stati Generali della Green Economy – ha commentato Lorenzo Cagnoni, Presidente di Rimini Fiera – si avvia il calendario di incontri che in raccordo con l’area espositiva trasmette pienamente il valore dell’economia circolare come reale prospettiva di sostenibilità. Un grazie al Consiglio Nazionale della Green Economy per aver costruito un programma di altissimo profilo internazionale. È un tratto intonato con quello delle giornate fieristiche, nelle quali le tecnologie più avanzate incontrano domande provenienti da ogni angolo della Terra. Grazie anche a Edo Ronchi, che dall’inizio del nostro cammino, ormai venti anni fa, troviamo al nostro fianco sempre con la determinazione di chi lavora per un futuro migliore”.

Le imprese green sono il 42% sul totale delle imprese italiane (27,5% core green, 14,5% go green). Il maggior numero si trova nel settore dell’industria (440 mila imprese e 4,2 milioni di occupati nel 2014), dove rappresentano il 61,2%, con oltre 248 mila imprese (il 35,4% core green, il 25,8% go green). A seguire il settore dell’edilizia (complessivamente più di 500 mila imprese e 1,56 milioni di occupati nel 2014), in cui la crisi del mercato immobiliare, che ha messo in difficoltà l’edilizia tradizionale dedicata soprattutto a nuove costruzioni, ha spinto molte imprese a orientarsi verso lavori più green (le aziende a vocazione ambientale raggiungono il 51,4%). Anche nell’agricoltura (1,4 milioni di imprese e 907 mila occupati nel 2014) la crisi ha portato significativi miglioramenti ambientali tanto che le aziende green sono il 56,1%.

Il 2015 si chiuderà con la Conferenza internazionale sul clima, i cui esiti potrebbero avere un’influenza decisiva sulle politiche climatiche, su quelle energetiche e quindi su una parte rilevante del futuro della green economy.