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Agenzia per la coesione, da spendere ancora 9,4 miliardi di fondi europei sui 46,6 totali

Ancora 9,4 miliardi di euro da spendere, su 46,6 totali. A sei mesi dalla conclusione del periodo di programmazione 2007-2013, è questo il dato ufficiale sui fondi europei che rimangono da impiegare, stando alle cifre che arrivano dall'Agenzia per la coesione. Ma la novità più rilevante è che, tra le pieghe dei numeri ufficiali, comincia a vedersi uno spiraglio. Nei primi sei mesi del 2015 c'è stata un'accelerazione, principalmente grazie alla buona performance delle regioni dell'obiettivo Convergenza; se questo trend sarà mantenuto anche nella seconda parte dell'anno, potremmo evitare di perdere risorse. Con l'apporto di progetti retrospettivi e riprogrammazioni, secondo quanto spiegano dall'Agenzia, dovremmo riuscire a centrare gli obiettivi.

Il monitoraggio finanziario è aggiornato al 30 giugno 2015 e mostra cosa è successo al giro di boa di metà anno. Le spese effettivamente sostenute dai 52 Programmi operativi nazionali e regionali, cofinanziati da Fesr e Fse, sono pari a 37,3 miliardi di euro, il 79,8% delle risorse complessivamente programmate. A sei mesi dalla data limite di fine 2015, allora, restano ancora sul piatto circa 9,4 miliardi di euro. Nei primi sei mesi del 2015, in totale, sono stati impegnati 3 miliardi di euro, il 6,5% delle risorse programmate. Molto bene hanno fatto le regioni Convergenza, che da sole hanno speso 2,2 miliardi, alzando la media nazionale.

Evidentemente, sta pesando l'operato delle task force dell'Agenzia per la coesione istituite per Campania, Sicilia, Calabria e per il PON Reti, i programmi che finora sono stati più in difficoltà.

Al di là dei numeri assoluti, però, conta anche la lettura che arriva dall'Agenzia per la coesione. "Nello stesso periodo del 2014 – spiegano – l'incremento di spesa si era attestato a 4,3 punti percentuali, per poi quasi triplicare nel corso del secondo semestre del 2014 (12,3 punti percentuali)". Il ragionamento è semplice: se anche nella seconda metà del 2015 si confermerà la tendenza a spendere più che nella prima parte, con una proporzione simile, gli obiettivi potrebbero essere centrati. Dai tre miliardi certificati a giugno si passerebbe a circa nove.

Il traguardo finalmente non pare lontanissimo, anche perché dalle parti di Palazzo Chigi sono ormai state sdoganate due parole fino a poco tempo fa proibite: riprogrammazione e progetti retrospettivi. Sul primo fronte, per ammissione della direttrice dell'Agenzia della Coesione, Maria Ludovica Agrò si sta lavorando già da mesi per riprogrammare le risorse, all'interno dei programmi, facendo confluire il denaro sui progetti in grado di drenare più soldi.

Sul secondo fronte, si utilizzerà il meccanismo, previsto dai regolamenti europei, che consente di spostare la rendicontazione su progetti compatibili, ma già realizzati con fondi statali o regionali. Nella sostanza, si trattengono le risorse europee per poi impiegarle in altro modo, restando così nei target. La previsione è che, combinando queste due azioni, sarà possibile impegnare tutti i nove miliardi residui.