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Codice della Strada: una bozza di riforma irrilevante

Chiediamo una netta discontinuità al nuovo Governo

Codice della Strada: una bozza di riforma irrilevante

Quello che è invece certo è che gli spesso grotteschi e immotivati – e pericolosi per la sproporzione – limiti di velocità hanno contribuito a rallentare il ritmo complessivo del Paese ma hanno, al contempo, grandemente innalzato gli introiti delle casse degli Enti proprietari delle Strade – Comuni in primis – e mantenuto in personale “sicurezza” le responsabilità anche penali dei soggetti deputati alla collettiva sicurezza dell’infrastruttura stradale, risultando peraltro molto più veloce e conveniente ridurre la velocità permessa sulla strada che intervenire con modifiche strutturali o con la stessa manutenzione ordinaria.

Occorre determinare in modo incisivo modalità e compiti cogenti da affidare alle Forze dell’Ordine (certo non il potenziamento dei servizi ausiliari, come se non fossero già sufficienti le Forze dell’Ordine attuali, tenuto conto che la maggior parte delle contravvenzioni è effettuata ormai attraverso supporti elettronici).

Occorre improrogabilmente assicurare, specie nelle città, prima di licenziare uno schema incentrato sulla punizione, un servizio di trasporto pubblico all’altezza.

Il modo più efficace ed efficiente di abbattere l’incidentalità è chiaramente quello di abbattere il parco macchine e quello circolante complessivo. Non a caso, i Paesi più virtuosi in Europa sono quelli dove tale parco è, in rapporto alla popolazione, più contenuto (parliamo di confronti con Paesi dell’Europa Occidentale).

E per ottenere seriamente e stabilmente tale abbattimento non c’è che una via: che il guidatore/utente/contribuente, cittadino o Impresa che sia, abbia certezza circa il funzionamento, la regolarità, e in taluni casi la decenza, del servizio pubblico, locale e non.

Va considerato in posizione preminente il controllo sulle attività di verifica del rispetto delle partenze, dei passaggi e degli orari dei mezzi del trasporto pubblico locale.

Si cambi dunque approccio: gli Organi di Polizia mirino a sanzionare in primis chi si rende responsabile di partenze di mezzi pubblici in ritardo immotivato, dei frequenti sforamenti nell’orario di passaggio dei bus e dei mezzi pubblici, e della loro mancata manutenzione, che esasperano i cittadini e li inducono a non abbandonare il mezzo privato.

Si consentano d’altro canto più incisive misure (vi è una previsione in realtà, ma insufficiente) circa la diffusione del “car pooling” senza essere, more solito, ostaggio dei tassisti. Si incentivi la predisposizione di piste ciclabili (e questo c’è) riservate che permettano l’uso sicuro del mezzo alternativo a chi è in grado di fruirne.

Ma soprattutto qualunque inasprimento che emerga deve prevedere che lo Stato svolga concretamente due ulteriori decisivi “compiti a casa” consistenti:

  • nell’unificazione, quella che conta, delle Forze dell’Ordine (Carabinieri e Polizia) o quantomeno rigido coordinamento onde razionalizzare i controlli ed evitare scoordinati concentramenti di vigilanza in talune zone e complete scoperture in altre;
  • nella razionalizzazione delle attribuzioni ministeriali dove, solo per restare al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, vi sono due Direzioni competenti che, in anni, non sono riuscite a predisporre un testo per la concreta operatività della corretta destinazione dei proventi contravvenzionali.