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La riqualifica della S.P. 46 “Rho-Monza”

Un’importante e strategica opera infrastrutturale e in esecuzione, come viabilità di adduzione al sistema autostradale esistente A8/A52, a Nord di Milano: si tratta della riqualifica dell’attuale S.P. n° 46 - più comunemente denominata “Rho-Monza” - che si sviluppa per circa 7 km con andamento prevalentemente Est-Ovest

La riqualifica della S.P. 46 “Rho-Monza”

La scelta delle modalità esecutive e i pregi della Rho-Monza

I punti di forza del cantiere Rho-Monza sono sicuramente da ricercarsi nelle scelte esecutive adottate per far fronte alle innumerevoli interferenze con il tessuto sociale in cui l’opera è inserita.

La mission consegnata dalle Autorità alla Direzione Lavori è stata quella di generare – nel corso dei lavori – la minor turbativa possibile nei confronti di un territorio fortemente insediato ed attualmente già “in sofferenza” per i volumi di traffico insistenti. Le scelte attuate hanno sortito sin da subito gli effetti desiderati:

  • scelte esecutive tra le più avanzate anche per la spinta dei manufatti sotto la linea ferroviaria mediante l’adozione del sistema Essen;
  • modalità di varo degli impalcati innovative, che ne hanno permesso la messa in opera in sicurezza senza interruzione di traffico.

Vediamo nel dettaglio quest’ultimo aspetto. 

Il varo del ponte sulla S.P. 35 “Milano-Meda”

Le classiche metodologie di varo dal basso per un impalcato di queste dimensioni avrebbero comportato la chiusura della viabilità sottostante per un periodo non tollerabile dall’utenza; il know-how di Cimolai SpA – Impresa realizzatrice della carpenteria metallica del ponte – ha permesso di trovare una soluzione alternativa, sicura e di notevole minor impatto sulla viabilità: un varo dell’impalcato “quasi statico”.

In primis, si è organizzato un campo varo adiacente al sito di posa dell’impalcato, attrezzato con sei rulliere su cui alloggiare l’impalcato, aventi portata nominale ciascuna 700 t ed equipaggiate con dei ritegni laterali trasversali e dei fermi meccanici longitudinali in grado di confinare l’impalcato ed indurlo ai soli movimenti stabiliti; in corrispondenza delle pile definitive P2 e P3, sono state inoltre realizzate due pile provvisorie munite anch’esse di slitte al fine di agevolare l’avanzamento del ponte.

Si è pertanto proceduto ad assemblare una quotaparte del ponte per una lunghezza compatibile con l’area di varo. Per effettuare il “lancio” (il ponte in realtà si muoveva di pochi centimetri al minuto!) si è predisposto un dispositivo di avanzamento ostituito da una coppia strand jack – con portata ciascuno 200 t – compresi tra due riscontri longitudinali. Il dispositivo è stato opportunamente appeso alla piattabanda inferiore del ponte consentendo l’avanzamento dello stesso senza subire carichi verticali.

Si sono rese necessarie quattro fasi di avanzamento successive, al termine di ognuna delle quali si è provveduto al refill degli ulteriori conci di impalcato fino al completamento dello stesso. L’“atterraggio” del ponte sul fronte opposto alla spinta è avvenuto quattro mesi dopo la sua partenza.

Un accurato controllo delle strutture da traslare preliminarmente al varo, un sistema di monitoraggio in continuo delle deformazioni dell’impalcato – oltre che delle strutture di sostegno – e una procedura per la gestione delle emergenze hanno corredato un varo di notevole complessità che ha ridotto al minimo il disagio per l’utenza garantendone comunque la piena incolumità.