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La nuova Via della Seta – seconda parte

Per concretizzare gli obiettivi del Paese, secondo la Cina lo strumento migliore è quello di realizzare una cintura economica che ripercorra le tracce della Via della Seta, comprendendo quindi anche l’Europa quale terminale occidentale

La nuova Via della Seta - seconda parte
Il Corridoio economico Cina-Pakistan (CPEC)

Nel corso di una visita ufficiale in Pakistan nel 2013, il Premier cinese Li Keqiang ha proposto questo Corridoio molto importante anche dal punto di vista strategico.

La partenza del tracciato è situata a Kashgar, nella Provincia dello Xinjiang, e ha una lunghezza complessiva di 3.000 km fino al porto pakistano di Gwadar. Il Corridoio rappresenta quindi il collegamento tra la Via della Seta terrestre e quella marittima.

Quasi 46 miliardi di Dollari sono già stati investiti per lo sviluppo della rete ferroviaria, autostradale, i gasdotti, gli oleodotti e la posa di cavi in fibra ottica. Attraverso questo passaggio, il collegamento tra Medio Oriente e Cina per il trasporto di merci e petrolio è nettamente, più breve.

Attualmente l’attraversamento dello stretto di Malacca per il raggiungimento dei porti cinesi prevede circa 12.000 km di navigazione, senza aggiungere il tragitto via terra necessario per raggiungere lo Xinjiang dal mare. Una volta percorribile, il tracciato Gwadar-Kashgar permetterà di risparmiare in termini di tempo e di costi sul trasporto delle merci per chi opterà per questa soluzione.

Il Corridoio economico Bangladesh-Cina-India-Birmania (BCIMEC)

L’importanza di questo Corridoio risiede nell’unione di due mercati con un grande potenziale come quelli cinese e indiano: infatti, ai quasi 1.400 milioni di Cinesi si sommano i più di 1.300 milioni di Indiani.

La costruzione di infrastrutture, la cooperazione economica e l’agevolazione degli scambi commerciali voluti da Pechino vengono però rallentati dai timori nutriti dal Governo indiano nei confronti della Belt and Road Initiative.

L’India non è favorevole alla costruzione di una linea diretta di collegamento verso la Cina perché teme che il proprio mercato interno possa risentirne in modo negativo. Il piano proposto dal Bangladesh, dal nome “Vision 2021”, prevede come obiettivo principale di aumentare il numero e l’importanza dei collegamenti con le Nazioni confinanti.

Le aree di investimento su cui intende puntare il Paese sono quelle dell’energia, delle telecomunicazioni e dell’agricoltura. Alcuni progetti, come per esempio la costruzione di centrali a carbone o l’espansione della rete elettrica anche nelle aree rurali, vengono sviluppati con l’aiuto della Cina.