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La nuova Via della Seta – seconda parte

Per concretizzare gli obiettivi del Paese, secondo la Cina lo strumento migliore è quello di realizzare una cintura economica che ripercorra le tracce della Via della Seta, comprendendo quindi anche l’Europa quale terminale occidentale

La nuova Via della Seta - seconda parte

In tutto il mondo permane ad oggi il timore dell’instaurarsi di un imperialismo economico cinese che in molte aree africane rischia di dar luogo a una formula di neo-colonialismo. È questo, a mio giudizio, il principale ostacolo realizzativo alla visione infrastrutturale della nuova Silk Road.

La Belt and Road Initiative è un’iniziativa strategica con l’obiettivo di creare un’area di cooperazione politica ed economica in cui l’attore principale sia la Cina. Tra gli scopi impliciti c’è quello di sostituire gli USA come nuovo attore globale e di trovare una soluzione all’eccesso di capacità produttiva cinese.

Non aderire al progetto comporta un rischio di marginalizzazione, in virtù della portata del progetto stesso che, nel disegno di Xi Jinping, abbraccia il 38% del territorio e il 62% della popolazione mondiale. È evidente che le principali Nazioni del G7 si trovino attualmente a doversi confrontare con un dilemma dai significativi risvolti sia economici sia strategici.

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