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La nuova Via della Seta – prima parte

Per concretizzare gli obiettivi del Paese, secondo la Cina lo strumento migliore è quello di realizzare una cintura economica che ripercorra le tracce della Via della Seta, comprendendo quindi anche l’Europa quale terminale occidentale

La nuova Via della Seta - prima parte

Una riforma con caratteristiche simili venne applicata anche a livello industriale, a partire dalla seconda metà degli anni Ottanta. In questo ambito, un altro cambiamento fondamentale fu il passaggio dai finanziamenti derivanti da sussidi statali a finanziamenti attuati attraverso un sistema bancario.

La politica di sviluppo economico adottata da Deng Xiaoping viene spesso definita come “Politica della porta aperta” e consentì l’entrata nel commercio internazionale e lo sviluppo interno cinesi. Nel 2001, la Cina entrò a far parte della World Trade Organization (WTO), conoscendo un’ulteriore apertura.

La Cina entrò nell’economia globale sfruttando da subito il vantaggio competitivo derivante dalla presenza di una grande quantità di manodopera a basso costo. Molte Imprese e Società straniere aumentarono la loro presenza nel Paese, soprattutto trasferendovi la parte di produzione riguardante i beni intermedi e semilavorati, poi spesso assemblati nei Paesi sede delle Società.

Gli obiettivi raggiunti dalle riforme economiche, attuate gradualmente e in modo molto controllato, hanno permesso un evidente sviluppo della nazione e un’entrata da protagonista nell’economia globale.

All’inizio delle riforme, nei primi anni Ottanta, il peso del PIL cinese all’interno di quello mondiale era inferiore al 5%, mentre nel 2011 è stato superato il 15%, avvicinandosi oggi al 20%.

Per più di 20 anni, la crescita cinese ha ottenuto risultati straordinari ma, come in parte ci si aspettava, negli ultimi anni è stata più moderata. La politica economica cinese, basata soprattutto sull’acquisizione di conoscenze dai Paesi più sviluppati (economia chiamata catching-up), ha permesso al Paese di svilupparsi velocemente: i suoi vantaggi diminuiscono però quando il livello di conoscenze si avvicina a quello delle economie più industrializzate.

Un fattore che ha contribuito in questo percorso di sviluppo attraverso catching-up è stata la manodopera a basso costo. Nel 2015, la popolazione cinese era pari a 1.371.220.000 persone. Dopo gli anni Settanta, il tasso di fertilità, che era stato molto alto in passato, si è abbassato a soli 2,0 figli per coppia, livello minimo per mantenere le dimensioni della popolazione.

La Cina si trova in questo momento a dover trovare delle soluzioni efficaci per poter proseguire la propria politica economica, basata in larga parte sulla disponibilità di forza lavoro.