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Il ripristino della S.P. 136 e dell’identità del paesaggio del Pian Perduto

Un’infrastruttura dall’altissima valenza ambientale, culturale e paesaggistica anche per la vicinanza con i rilievi appenninici umbro-marchigiani su cui, per ripristinare i danni prodotti dal sisma, sono stati effettuati interventi antierosivi di rivestimento di scarpate

Il ripristino della S.P. 136 e dell’identità del paesaggio del Pian Perduto

L’intervento sulla S.P. 136 di Pian Perduto è ricompreso all’interno del programma per il ripristino della viabilità nei territori interessati dagli eventi sismici 2016 finanziato dal Dipartimento di Protezione Civile e dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e attuato da ANAS. Su questa strada, ubicata in prossimità degli epicentri, i danni prodotti dal sisma sono risultati numerosi e di rilevante entità, tanto da determinarne l’interdizione al traffico.

Il percorso, con i suoi 13 km di tracciato, collega il territorio dell’Alto Maceratese con il versante Norcino della provincia di Perugia. Partendo da Castelsantangelo sul Nera, nelle Marche, sale con una serie di tornanti ai centri di Gualdo, Spina di Gualdo e Colle Infante, e prosegue costeggiando il versante fino alla Chiesa della Madonna della Cona per poi discendere verso l’altipiano di Castelluccio di Norcia in Umbria.

Castelluccio di Norcia
1. Il tracciato della S.P. 136 Castelsantangelo sul Nera-Castelluccio di Norcia

Si tratta di un tracciato collinare di storico impiego, verosimilmente utilizzato fin dalla Media Età del Bronzo, epoca in cui, con il fiorire della cultura appenninica, è segnalata la presenza dell’uomo sugli ampi pascoli della zona, per l’opportunità di allevamento offerta dal territorio. In quel periodo, la transumanza veniva con tutta probabilità condotta su un percorso in molte parti ricalcato dall’attuale viabilità.

Sulla base delle indicazioni degli studi di sviluppo e di infrastrutturazione dei territori, la tipologia collinare a mezza costa – propria di questo percorso – lo conforma come appartenente a una seconda fase di antropizzazione, fase in cui la concentrazione delle attività era focalizzata sullo sfruttamento con uso analitico e razionale del suolo, attraverso l’impiego di tecniche di coltivazione che andavano sempre più affinandosi.

Da un’analisi dell’inquadramento di insieme, emerge che l’ambito in cui si colloca l’infrastruttura ha un’altissima valenza ambientale, culturale e paesaggistica, anche per la vicinanza con i rilievi appenninici umbro-marchigiani su cui domina la presenza del Monte Vettore.

  • Anas
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    2A. La fioritura a Castelluccio di Norcia Pian Grande
  • Sisma
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    2B. La fioritura a Castelluccio di Norcia Pian Grande

Le attività prevalenti sono rimaste quelle della tradizione, ancorché adeguate ai tempi attuali, legate all’agricoltura, alla pastorizia e al turismo. La strada è situata nel cuore del Parco Nazionale dei Monti Sibillini e parzialmente ricompresa nella rete delle aree protette a livello Comunitario, per le sue valenze floristiche e faunistiche.

Il paesaggio che oggi percepiamo si compone dell’insieme degli altipiani (Pian Grande, Pian Piccolo, Piano dei Pantani e Pian Perduto) che offrono uno spettacolo incredibile durante il periodo di maturazione delle sementi, tipicamente lenticchie associate alle specie spontanee della senape selvatica, camomilla bastarda, papavero, leucantemo e fiordaliso.

La fioritura, solitamente compresa tra fine Giugno ed inizio Luglio con sfumature di colori che variano giorno per giorno con il proseguire della stagione, rappresenta uno spettacolo unico riconosciuto a livello internazionale.

Tuttavia, lo scenario presente originato dalle trasformazioni che nel Quattrocento hanno largamente modificato il contesto, dovute alla variazione dell’equilibrio economico collegato alla notevole crescita demografica verificatasi a partire dalla colonizzazione delle zone rurali.

Il fenomeno ha portato a operazioni di disboscamento, necessarie per dare spazio in primis alle case e conseguentemente alle coltivazioni e a radure per l’allevamento.

Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti
3. Lo schema del processo di resilienza di un sistema

Il territorio e il paesaggio sono infatti elementi dinamici con continui cambiamenti minuti e lenti, risultanti dell’equilibrio delle reazioni delle loro componenti naturali e antropiche.

Ogni modifica provoca una risposta che porta, con tempi propri dei processi naturali, gli elementi che lo compongono a cercare di instaurare un nuovo equilibrio.

La capacità di un sistema ecologico di tornare al suo stato iniziale dopo una perturbazione è definita resilienza. Questa stessa capacità è quella che il territorio e la società cercano di intraprendere per la ripresa a seguito di eventi catastrofici che vanno a intaccare profondamente le sue abituali dinamiche di vita.

La calamità sismica apporta una violenta e netta perturbazione che altera sensibilmente le condizioni preesistenti. L’evento catastrofico interrompe quel che è l’equilibrio e il normale flusso di attività, scambi e dinamiche di vita. Rappresenta una perdita del patrimonio presente e dell’identità di un territorio quando questo diviene inaccessibile e quindi non vivibile provocandone l’abbandono.

L’infrastruttura viaria, oltre a essere strumento di connessione da punto a punto, assume anche il ruolo di motore di conoscenza del territorio. Nata come strumento tecnico con cui esplorare e attraversare i luoghi, assicurando accessibilità e connessione, la strada ha acquisito anche la funzione di elemento di organizzazione dello spazio di vita dell’uomo con cui misurare distanze, suggerire disposizione e allineamento di edifici e divisione dei campi.

  • S.P. 136
    4A sp
    4A. I danneggiamenti operati dal sisma sul tracciato della S.P. 136
  • ripristino
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    4B. I danneggiamenti operati dal sisma sul tracciato della S.P. 136
  • ingegneria naturalistica
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    4C. I danneggiamenti operati dal sisma sul tracciato della S.P. 136
  • Alto Maceratese
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    4D. I danneggiamenti operati dal sisma sul tracciato della S.P. 136

Funzionale agli scambi e alla mobilità, ha acquisito una vocazione culturale per lo sviluppo delle popolazioni, delle relazioni tra società e luoghi. Favorisce le comunicazioni, influenza le attività e consente conoscenza e riconoscibilità dei luoghi.

La strada è pertanto una componente basilare del territorio, costituisce elemento di percezione di un paesaggio che, semplificando, esiste solamente quando vi è un osservatore che possa guardarlo. Per la rinascita di un territorio ferito è dunque fondamentale partire dal ripristino delle sue arterie.

Questo legame tra strada e territorio suggerisce che il progetto di ricostruzione debba necessariamente valutare la problematica nel suo complesso, correlando i danni rilevati sulla strada con i caratteri fondanti del territorio, per definire la tecnica di intervento più appropriata.

Si deve tenere in conto la storia e le componenti del luogo e favorire l’inserimento delle nuove opere bilanciando le esigenze complementari di immediato ripristino della strada e di conservazione e ripresa del territorio nel lungo termine.

Questo approccio ha orientato la progettazione degli interventi sul tracciato della S.P. 136, che hanno perseguito l’inserimento nel paesaggio come elemento costituente la soluzione tecnica, evitando il ricorso a mitigazioni a posteriori.

Protezione Civile
5. Lo schema di intervisibilità, visuali e percezione

Gli eventi sismici avevano sostanzialmente alterato lo stato di stabilità delle scarpate prospicienti la strada, abbattendo la vegetazione presente, riversando ingente quantità di materiale detritico sulla sede stradale e lasciando la scarpata nuda e instabile. Il metodo scelto ha individuato interventi atti a garantire il ripristino statico congiunto al buon inserimento nel paesaggio.

Sono state sempre adottate, ove possibile, tecniche di ingegneria naturalistica che consentissero una ripresa della vegetazione e un risanamento visivo dei fronti scoscesi: questo ponendo come primo elemento la garanzia della sicurezza stradale e delle tempistiche di realizzazione.

Nel campo delle opere di sostegno di versanti e ripe della sede stradale, sono ormai collaudate una serie di tecniche di ingegneria naturalistica da realizzare in sostituzione o in abbinamento con opere tradizionali.

Si utilizzano infatti correntemente, quali interventi antierosivi di rivestimento di scarpate che interessano uno strato superficiale sino a 20-30 cm di profondità: semine, idrosemine, semine a paglia e bitume, biostuoie, stuoie in genere abbinate a semine, rivestimenti vegetativi a stuoia e a materasso con abbinamento di reti metalliche e stuoie o geotessili.

  • scarpate
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    6A. Dettagli progettuali degli interventi di ingegneria naturalistica sul tracciato della S.P. 136: lo schema gabbione+palizzata
  • viabilità
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    6B. Dettagli progettuali degli interventi di ingegneria naturalistica sul tracciato della S.P. 136: il prospetto del progetto di intervento
  • risanamento
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    6C. Dettagli progettuali degli interventi di ingegneria naturalistica sul tracciato della S.P. 136: la sezione del progetto di intervento

Inoltre, come interventi stabilizzanti su scarpate in rilevato e in scavo che interessano uno strato superficiale sino a 1,5-2 m di profondità: viminate, fascinate, gradonate e cordonate vive, messa a dimora di talee e di arbusti in zolla, graticciate, palizzate vive.

Per definire gli interventi sulla S.P. 136 si è partiti dall’analisi di tutte le componenti morfotipologiche, geologico-geotecniche e idrogeologiche per riconoscere le caratteristiche presenti, poter calcolare le spinte in gioco e procedere alla delineazione delle soluzioni tecniche da impiegare.

Si è quindi proceduto a identificare la vegetazione potenziale presente, le caratteristiche del tracciato e i flussi che lo interessano, ponendo anche attenzione a salvaguardare le visuali presenti. La risultante emersa si compone di una sommatoria di interventi tipologici adeguati e contestualizzati in loco.

  • Pian Perduto
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    7A. Le criticità delle scarpate del tratto con tornanti, lavori in corso e risanamento del danno
  • Pian Perduto
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    7B. Le criticità delle scarpate del tratto con tornanti, lavori in corso e risanamento del danno
  • Pian Perduto
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    7C. Le criticità delle scarpate del tratto con tornanti, lavori in corso e risanamento del danno
  • Pian Perduto
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    7D. Le criticità delle scarpate del tratto con tornanti, lavori in corso e risanamento del danno
  • Pian Perduto
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    7E. Le criticità delle scarpate del tratto con tornanti, lavori in corso e risanamento del danno
  • Pian Perduto
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    7F. Le criticità delle scarpate del tratto con tornanti, lavori in corso e risanamento del danno

I lavori

Il punto di partenza si è fondato sulla tesi che la tipologia di intervento non potesse essere unica per l’intero tracciato ma adattata e proporzionata alla criticità e allo specifico luogo.

Gli interventi sono stati sviluppati con l’inserimento di alcune file di gabbioni al piede della scarpata, altezza variabile da 3 a 5 m, realizzando alla sommità una palizzata in legno per contenere il terreno destabilizzato.

Nella porzione superiore della scarpata è stata fissata una geostuoia chiodata sulla quale sono state inserite, alternativamente e discontinuamente, palizzate e viminate in legno di lunghezza 2 m circa. Questo con lo scopo di trattenere il materiale fine e stabilizzare la parte organica di terreno per favorire l’attecchimento e lo sviluppo della vegetazione.

Quest’ultima, con la crescita dell’apparato radicale, andrà ulteriormente a consolidare il suolo oltre che a ripristinare l’aspetto dei luoghi. A completamento, sono quindi state inserite plantule di arbusti autoctoni ed effettuata un’idrosemina con sementi spontanee.

Quanto ne è risultato è un intervento strutturale di efficace consolidamento delle scarpate pienamente inserito nel contesto.

cambiamenti
8. Lo schema dei punti di vista di un oggetto complesso con scomposizione in facce

Già a sei mesi dalle lavorazioni, malgrado la vegetazione sia appena avviata e in ripresa dal periodo di stress siccitoso estivo, le opere hanno presentato un buon effetto di mimesi nell’ambiente, risanando le ferite del terremoto e restituendo continuità alla percezione dei luoghi.

Il criterio della progettazione integrata, tra soluzioni tecniche e istanze di contesto, consente di leggere a una scala più ampia, gli interventi di ripristino di una strada rendendoli occasione di ricostruzione di un paesaggio. Da due punti di vista due uomini guardano lo stesso paesaggio.

Eppure non vedono la stessa cosa. Il diverso modo di porre attenzione, assegnare priorità e di guardare, fa sì che il paesaggio si organizzi davanti a ognuno di loro in maniera diversa. Ciò che per uno sta in primo piano e mostra nitidamente tutti i suoi dettagli, per l’altro appare in lontananza e sfocato.

  • Pian Perduto
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    9A. La percezione dell’intervento sulla scarpata di mezzacosta a sei mesi dall’esecuzione delle lavorazioni
  • Pian Perduto
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    9B. La percezione dell’intervento sulla scarpata di mezzacosta a sei mesi dall’esecuzione delle lavorazioni
  • Pian Perduto
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    9C. La percezione dell’intervento sulla scarpata di mezzacosta a sei mesi dall’esecuzione delle lavorazioni

L’obiettivo del processo progettuale integrato è considerare gli elementi e le peculiarità di un territorio contemporaneamente e sommatamente alle caratteristiche tecniche del dissesto, così da trovare una mediazione e un dialogo tra intervento e contesto.

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