L’Italia sta attraversando un momento importante per la sua economia portuale, con una riforma in corso che apporterà importanti novità sulla governance, sugli assetti organizzativi portuali, con numerosi poli infrastrutturali che spingono per realizzare importanti investimenti.
Rimane sempre aperta la competizione portuale e marittima nel Mediterraneo: il fenomeno delle megaship pare non fermarsi almeno per ora e l’apertura dei nuovi canali di Suez e di Panama pone una nuova sfida che i nostri porti devono affrontare facendosi trovare pronti e cogliendo appieno i nuovi flussi commerciali che ne deriveranno; a questo va ad aggiungersi il consolidato ruolo dei porti del Northern Range, da sempre protagonisti sullo scenario mondiale del traffico.
I porti marittimi dell’UE
I porti rivestono una grande importanza economica nell’Unione Europea: essi (oltre 200 porti marittimi commerciali) rappresentano il fulcro della rete commerciale mondiale, dal momento che vi transitano circa i tre quarti delle merci scambiate dall’UE con i Paesi terzi e oltre un terzo delle merci trasportate al suo interno.
Il settore portuale è estremamente eterogeneo: i porti presentano notevoli differenze fra loro in termini di dimensioni, tipologia, organizzazione e collegamenti con il rispettivo entroterra. L’efficienza e la produttività variano molto da un porto all’altro e, recentemente, queste diversità infrastrutturali e organizzative si sono decisamente ampliate.