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La politica dei trasporti in Italia: le infrastrutture portuali

Il 90% delle merci nel mondo (manufatti o materie prime) e il 65% dei prodotti alimentari sono trasportati via mare. Nel mediterraneo transita il 19% del traffico marittimo mondiale. Il problema dei porti è di cruciale interesse per tutti gli operatori del settore trasporti

La politica dei trasporti in Italia: le infrastrutture portuali

Tutto il mondo è paese, e ciò che è capitato ad altri forse (e nemmeno troppo in forse) può capitare o sta capitando anche qui in Italia. Del resto, Italia e Brasile – tanto diverse per clima e storia – sono vicine per passione calcistica e quindi più che un pugno sembrerà un colpo al piede.

Il colpo allo stivale italico sarà simile, non esattamente uguale ma simile a quello assestato in Brasile da una cordata cinese. Fortunatamente non sono più i tempi delle cannonate per cui ogni battaglia procede dal punto di vista legale. Ma non è semplice intraprendere una battaglia legale contro un colosso orientale, specie se ammantato – come nel Capodanno che a noi pare carnevale – con le sembianze di un dragone.

La cordata chiede ed ottiene il permesso per creare un’industria e promette sicure ricadute occupazionali. I Governanti brasiliani già sperano in un sicuro sviluppo dell’area e quindi sottoscrivono. La prima richiesta è ovvia: per poter iniziare a fabbricare gli autoveicoli occorrono materie prime ma, soprattutto, la disponibilità di un facile approvvigionamento. E quindi viene concesso un molo e vengono autorizzate tutte le operazioni di carico/scarico.

La fabbrica non viene realizzata ma nel frattempo la cordata cinese importa merci che rivende. Si dichiarano difficoltà burocratiche per poter impiantare l’industria come normativa impone e quindi meglio continuare a importare le autovetture prodotte altrove. Il Governo dello Stato brasiliano dichiara che l’utilizzo del molo per fini diversi da quelli dichiarati negli accordi di programma è illegittimo. I Cinesi dicono che le merci sono merci. E non si deve fare differenza tra materie prime, seconde o beni da porre in vendita senza alcuna trasformazione.

Un cavillo burocratico sul quale i Cinesi stanno occupando porti e moli in tutto il mondo. Ma il dragone dichiara che (e sembra una battuta alla Donald Trump) “ce l’ha più grossa” (la nave) e quindi tutti i moli devono cambiare. Ne va dell’economia mondiale. E se fino a qui vi abbiamo volutamente fatto sorridere, adesso entriamo in campo analitico e osserviamo i dati. Tutte le informazioni sul tema differiscono, così come dichiarato da molti esperti del settore.