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L’analisi del rischio sismico di viadotti a rete: un possibile approccio

L’Italia ha un ingente patrimonio di opere d’arte autostradali in esercizio da 40-50 anni. Il loro risanamento e adeguamento sismico richiede un impegno finanziario tale da imporre una gradualità degli interventi da definirsi in base a criteri il più possibile oggettivi

L’analisi del rischio sismico di viadotti a rete: un possibile approccio

La formulazione matematica del tempo d’intervento è fornita nella Circolare Ordinanza Dipartimento protezione Civile – del 04/11/2010 protocollo DPC/SISM/ 0083283 “Chiarimenti sulla gestione degli esiti delle verifiche sismiche condotte in ottemperanza all’art. 2 comma 3 dell’Ordinanza PCM 3274 del 23/03/2003”, e deriva dalle formulazioni fornite dalle Norme NTC08, all’allegato A:

Nel caso in esame, fissata PVR probabilità di superamento – pari per gli SLV al 10% – e attribuito a TR il significato di periodo di ritorno di capacità ricavato dalle analisi come sopra descritto, è possibile ricavare il tempo di intervento TINT o Vita Nominale Residua, utilizzando la relazione che la lega alla vita di riferimento VR tramite il coefficiente d’uso CU (VR=VN * CU):

Ai fini della programmazione degli interventi, la medesima circolare individua un limite superiore per TINT > 30 anni, oltre il quale è possibile procrastinare gli interventi su opere esistenti e un limite inferiore, pari a TINT < = due anni, al disotto del quale sarebbe auspicabile che gli interventi di riduzione del rischio sismico vengano attuati nel minor tempo possibile, in quanto sarebbe troppo alto il rischio che possa verificarsi un evento sismico superiore alla soglia di capacità della struttura.

Con riferimento ad una sintesi dei risultati ottenuti nello studio svolto, distinguendo fra quelli legati agli appoggi ovvero alla risposta strutturale dell’opera, risulta una grave carenza di sicurezza rispetto all’evento sismico di progetto lungo l’intero sviluppo delle due tratte autostradali.

Questo risultato, al netto dello stato di conservazione delle opere, è conseguenza non di difetti progettuali o deficienze costruttive, ma del fatto che la nuova classificazione sismica del territorio nazionale ha sensibilmente incrementato i livelli di sicurezza, soprattutto per quei viadotti posti nelle zone dove la vecchia classificazione prevedeva una sismicità molto bassa o assente (zona della provincia di Roma).

Le analisi svolte, non portando in conto molti fenomeni fisici che si verificano durante un evento sismico disastroso – quali ad esempio i fenomeni dissipativi a livello di apparecchi di appoggio – forniscono una stima in difetto delle effettive capacità di risposta di ciascuna opera.

La scelta sull’effettiva priorità di attuazione degli interventi dovrà essere suffragata anche da altre considerazioni legate in modo specifico allo stato di conservazione dell’opera, all’entità dei danni subiti durante il terremoto e alla sua esposizione e ad esigenze legate all’esercizio delle due autostrade.