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L’analisi del rischio sismico di viadotti a rete: un possibile approccio

L’Italia ha un ingente patrimonio di opere d’arte autostradali in esercizio da 40-50 anni. Il loro risanamento e adeguamento sismico richiede un impegno finanziario tale da imporre una gradualità degli interventi da definirsi in base a criteri il più possibile oggettivi

L’analisi del rischio sismico di viadotti a rete: un possibile approccio

Pertanto, la Vita di Riferimento utilizzata per definire l’input sismico è pari a VR = VN * CU = 100 anni. Effettuando le analisi e le verifiche di resistenza è stato ricavato per ogni opera un coefficiente di sicurezza minimo associato all’elemento più vulnerabile, dal quale è stato possibile determinare l’indicatore di rischio sismico associato. La procedura semplificata, valida per i viadotti con travate semplicemente poggiate, è la seguente:

  • è stata individuata la pila del viadotto alla quale corrisponde il livello minimo del grado di sicurezza, associato ad una direzione di applicazione del moto sismico e ad una caratteristica di sollecitazione (flessione o taglio);
  • è stata individuata la capacità resistente ultima di questa pila in termini di flessione o taglio a seconda di quale meccanismo, fra i due, determinava il coefficiente di sicurezza minore;
  • imponendo l’equilibrio si è procedendo per tentativi valutando la massima azione orizzontale che determinava l’insorge della crisi allo SLV e il corrispondente periodo di ritorno;
  • è stato valutato il rapporto tra questo periodo di ritorno (Capacità) e quello previsto dalla Norma (Domanda TRD = 949 anni) in funzione della VN (50 anni) e della classe d’uso (IV). Tale rapporto, elevato alla potenza di 0,41 ha fornito la stima dell’indice di rischiosismico dell’opera ricercato.

In merito a questa seconda analisi, ponendo lungo le ascisse il numero delle opere analizzate (n° 121 per l’A24 e n° 58 per l’A25), in ordinate l’indice di rischio sismico relativo alle sottostrutture e fissando un determinato livello di rischio ritenuto accettabile, la curva ottenuta fornisce il numero dei viadotti che hanno indici di rischio uguale o superiore, ovvero la percentuale di viadotti sui quali bisogna intervenire.

Noti i periodi di ritorno di capacità di tutte le opere, è stato possibile stilare la classifica di priorità degli interventi, introducendo il concetto del tempo di intervento o di vita residua.