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L’analisi del rischio sismico di viadotti a rete: un possibile approccio

L’Italia ha un ingente patrimonio di opere d’arte autostradali in esercizio da 40-50 anni. Il loro risanamento e adeguamento sismico richiede un impegno finanziario tale da imporre una gradualità degli interventi da definirsi in base a criteri il più possibile oggettivi

L’analisi del rischio sismico di viadotti a rete: un possibile approccio

Nella seconda analisi la risposta sismica della struttura è stata definita in funzione della sua conformazione, dello stato di conservazione e del grado di conoscenza disponibile (la disponibilità degli elaborati progettuali originali e dei disegni di contabilità, integrati con indagini a campione sui materiali, ha permesso di raggiungere un livello di conoscenza intermedio fra LC2 e LC3 – il fattore di confidenza utilizzato è stato posto pari a FC = 1,1).

È stata eseguita un’analisi dinamica lineare con spettro di progetto (approccio in termini di resistenza), perché meglio garantiva la congruenza e l’omogeneità dei risultati, indipendentemente dalla tipologia strutturale delle singole opere, dal loro schema statico (isostatico o continuo) o dalla conoscenza più o meno approfondita dei dettagli di armatura delle zone critiche di ogni supporto (circa 3.000 pile).

La sicurezza di ciascuna opera è stata definita individuando il rapporto, in termini di resistenza, fra la capacità e la domanda. Questa ultima è stata definita utilizzando il valore derivante dalle analisi dinamiche ovvero, per gli elementi fragili, il minore fra quest’ultimo (valutato q = 1) e quello ricavabile dalla capacità resistente flessionale della sezione, amplificando le caratteristiche dei materiali per FC e imponendo l’equilibrio.

Gli spettri di progetto sono stati definiti adottando un coefficiente di struttura per le azioni sismiche orizzontali pari a q = 1,5. La categoria di sottosuolo per ciascun viadotto è stata ricavata grazie ad uno studio geologico basato su dati di letteratura e su informazioni derivanti dai progetti originari, il tutto integrato con campagne di indagini geognostiche utilizzate per confermare e tarare le assunzioni fatte.

Gli effetti dell’interazione sottosuolo-fondazione-struttura sono stati portati in conto solo per quei viadotti ricadenti su sottosuoli di categoria D o E. In accordo con l’approccio probabilistico della Normativa vigente, è stato necessario definire due grandezze:

  1. la Vita Nominale associata all’intera infrastruttura (in accordo con le prescrizioni dell’Ente proprietario è stata posta pari a VN = 50 anni);
  2. la Classe d’Uso delle opere d’arte analizzate (trattandosi di una infrastruttura strategica, ai fini delle esigenze di Protezione Civile la classe d’uso è la 4, quindi il coefficiente d’uso CU = 2.