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Interventi sui viadotti della Strada dei Parchi

Gli eventi sismici del 2009 in Abruzzo hanno evidenziato l’elevata vulnerabilità, in fase di sisma, degli apparecchi di appoggio di gran parte dei viadotti delle Autostrade A24 e A25

Si consideri ad esempio che, prima della costruzione dell’A24, per raggiungere la città di L’Aquila da Roma erano necessarie circa tre ore, mentre oggi ne basta poco più di una.

Il tracciato delle due autostrade attraversa un territorio orograficamente complesso e articolato, che ha costituito la principale ragione dello storico isolamento dell’Abruzzo e del Molise dalle regioni tirreniche.

La gestione dell’infrastruttura deve poi tenere in debito conto della presenza di diversi Parchi Nazionali e Regionali, nonché siti SIC (Sito Interesse Comunitario) e ZPS (Zone Protezione Speciale).

A causa di tale complessità orografica e ambientale, oltre il 50% del tracciato dell’autostrada si sviluppa a quota superiore a 600 m s.l.m. (il punto più alto, in corrispondenza dello svincolo di Tornimparte dell’A24, è a quota 1.100 m s.l.m.) e per la sua realizzazione è stato necessario ricorrere a un numero elevato di opere d’arte, tanto che oltre il 34% del tracciato autostradale è in viadotto o in galleria.

Le motivazioni di intervento e l’iter approvativo

I danni del terremoto del 6 Aprile 2009

Alle ore 3.32 del 6 Aprile 2009, un sisma di Magnitudo Momento Mw 6.1 (Magnitudo Richter 5.8) si è abbattuto sulla città di L’Aquila e sui paesi limitrofi, causando 309 morti e oltre 1.200 feriti.

Il ruolo vitale che ha svolto l’infrastruttura in occasione di questo funesto evento è stato riconosciuto dal Legislatore che, con la Legge 228/2012 art.1 comma 183, ha sancito la natura strategica delle Autostrade A24 e A25 per le finalità di protezione civile.

Le accelerazioni indotte dal sisma dell’Aprile 2009 hanno generato azioni compatibili con le caratteristiche di resistenza delle strutture dei viadotti che solo in alcuni casi hanno subito danni significativi.

Situazione ben diversa è quella riscontrata sui dispositivi di vincolo che, viceversa, solo in pochi casi sono rimasti esenti da danni. In verità questi due aspetti sono tra loro direttamente correlati, nel senso che è plausibile ritenere che la stessa rottura degli appoggi abbia contribuito alla limitazione dei danni sulle strutture.