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Il ponte degli Arci a Tivoli

Il ponte degli Arci, detto anche ponte degli Acquedotti - la cui costruzione è praticamente ultimata alla data di stampa di questo fascicolo -, risolve finalmente il trentennale problema di congestione della S.P. 33 (Empolitana) del tratto di collegamento tra l’abitato di Tivoli e lo svincolo autostradale di Castel Madama della A24

Il ponte degli Arci a Tivoli

La pila a cavalletto e le sue fondazioni

La caratteristica distintiva del ponte è il suo appoggio centrale, una pila a cavalletto al di sotto della quale defluisce il torrente Empiglione. La soluzione architettonico-strutturale di questa pila ha di fatto risolto la grande maggioranza delle criticità del progetto, ovvero:

  • la conformazione a telaio ha permesso di non spostare l’alveo del torrente Empiglione, spostamento quanto mai problematico per l’acclività dei versanti e la conseguente necessità di importanti opere di sostegno;
  • aver sdoppiato le fondazioni e aver quindi potuto scegliere il loro interasse ha permesso un posizionamento molto più agevole in chiaro dalle preesistenze Romane, di fatto rappresentate da grandi blocchi e frammenti degli acquedotti crollati che giacciono, in parte scoperti e in parte interrati, proprio nella fascia di attraversamento del ponte;
  • la forma a telaio, successivamente stondata con due palpebre non strutturali, richiama in maniera molto evidente e gradevole per forma e dimensione (luce) gli archi ancora in piedi nella zona, sia quelli di epoca Romana che quello settecentesco del ponte esistente, che ricordiamo hanno tutti luce netta interna prossima ai 5 m;
  • la soluzione a telaio per pile basse, che altrimenti richiederebbero un pulvino molto largo per ospitare le due travi dell’impalcato (nel nostro caso poste ad interasse di 8,4 m), è sempre da preferirsi da un punto di vista non solo architettonico ma anche strutturale, in quanto molto più elegante, robusta e flessibile;
  • le pile a telaio, contrariamente a quelle a singolo fusto con pulvini aggettanti, in caso di sisma non danno luogo a quei fenomeni molto pericolosi di “rocking”, ovvero di amplificazione della componente verticale del sisma che è pericolosissima per la tenuta degli appoggi. Le pile a telaio sono inoltre molto più flessibili e duttili e quindi hanno in generale un migliore comportamento sismico. Nello specifico si è comunque deciso di impiegare appoggi con ritegni elasto-plastici e quindi di non utilizzare le capacità di duttilità e dissipazione della pila, anche se si sarebbe potuto; di fatto tale possibilità resta come ulteriore meccanismo di resistenza tipo “fail safe”.

Le due gambe del telaio hanno una leggera inclinazione sulla verticale (23°) per richiamare la forma degli archi Romani, ma anche per aumentare la luce libera interna e quindi la sezione di deflusso dell’Empiglione.

I due lati della valle hanno una stratigrafia notevolmente differente. La pila è stata realizzata in carpenteria metallica, trasportata in tre pezzi e quindi assemblata in opera.