La necessità di rimuovere esistenti lastre di calcestruzzo si incontra sovente nell’ambito di interventi sulle pavimentazioni aeroportuali. Accade dunque che vi siano esigenze mirate all’impiego di quelle stesse frese stradali, comunemente impiegate sui conglomerati bituminosi. Nella fresatura di banchi rocciosi, applicazione poco nota e ancora in Italia guardata con scetticismo, si possono arrivare a estrarre rocce fino a 80-100 MPa di resistenza a compressione; la resistenza di una lastra di calcestruzzo non sono una barriera insuperabile in senso assoluto nemmeno per le frese stradali.
Si tratta piuttosto di capire quale macchina possa lavorare in queste applicazioni, come configurarla, operarla al meglio e capirne i limiti di ritorno economico.
Il meccanismo della fresatura
Vale forse la pena richiamare innanzitutto i principi base della fresatura. Durante ltale processo gli utensili di fresatura, solidali al tamburo ma liberi di ruotare intorno al proprio asse, si muovono dal basso verso l’alto rimuovendo una sorta di cuneo di materiale, le cui dimensioni dipendono dalla velocità di fresatura e dalla profondità impostata.
Le forze sul singolo utensile aumentano progressivamente con l’aumentare della larghezza del cuneo rimosso per calare poi a zero una volta che è avvenuta la separazione dal resto della massa. Questo meccanismo vale per qualsiasi macchina e per qualsiasi materiale.