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Microtunnelling e opere idrauliche

Il collegamento idraulico sul fiume Reno in Val di Setta attraverso un impianto di potabilizzazione

La realizzazione del collegamento idraulico sul fiume Reno è nata dalla necessità di garantire un’alimentazione alternativa all’impianto di potabilizzazione di Val di Setta, della Società Hera SpA, nel caso di eventuale interruzione della linea di alimentazione diretta dal torrente Setta, in conseguenza dei lavori di costruzione della variante di Valico dell’Autostrada A1 Milano-Napoli.

Immagini

  • Una ripresa aerea del settore interessato dalle opere in microtunnel
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    Una ripresa aerea del settore interessato dalle opere in microtunnel
  • La fresa
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    La fresa
  • L’impianto di separazione dello smarino
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    L’impianto di separazione dello smarino
  • La filtropressa
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    La filtropressa
  • Lo sbocco della fresa in alluvioni
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    Lo sbocco della fresa in alluvioni
L’inquadramento geologico

Sotto una copertura di terreno eluvio-vegetale eterogeneo si rinviene un materasso di alluvioni recenti, costituite da sabbie e ghiaie, talora immerse in matrice

fine, sotto le quali si trova un substrato roccioso costituito da una unità litostratigrafica formata da fitte alternanze marnoso-arenacee.

Il substrato roccioso è rappresentato dalla Formazione di Bismantova, che risulta nel suo complesso la formazione più diffusa nell’area di studio. I vari tratti eseguiti con la tecnologia del microtunnelling hanno incontrato condizioni litologiche molto differenti e variabili, rappresentate da settori completamente in roccia, settori completamente in alluvioni o condizioni miste.

La tipologia di attrezzature utilizzate

Per la perforazione dei microtunnel previsti nel progetto, sono state utilizzate le seguenti attrezzature:

fresa microtunneller DN 2500 con testa fresante da roccia;

unità di separazione dello smarino: un prescreener, due desander e una filtropressa;

prodotti per lubrificazione: biodegradabili;

sistema di guida: laser con target integrato con livella ad acqua o teodolite e prismi mobili per le tratte aventi lunghezza notevole.

La metodologia di lavoro e le problematiche incontrate durante le perforazioni

I pozzi di spinta, che spesso hanno raggiunto profondità significative, sono stati eseguiti, in linea di massima, con berlinesi di micropali, rinforzati con travi metalliche in parete, contrastati sugli angoli e rifiniti con spritz-beton.

Tale metodologia è apparsa, specie nei settori in roccia, la più opportuna e la più efficace.

Per il rivestimento dei microtunnel sono stati utilizzati tubi in calcestruzzo armato aventi diametro esterno pari a 2.500 mm e diametro interno pari a 2.000 mm. Per il confezionamento dei fanghi di lubrificazione sono stati utilizzati prodotti specifici, biodegradabili ed è stato impiegato il sistema di lubrificazione di tipo remoto ed automatico che consente di garantire una elevata efficacia operativa.

La programmazione consente di impostare tempi prefissati di iniezione e pertanto risulta possibile garantire la quantità di miscela che fuoriesce da ogni singola valvola alloggiata nella parete dei conci. L’oculata scelta di tutti gli apparati per la separazione dello smarino ha senza dubbio inciso molto positivamente sui valori delle produzioni giornaliere ottenute.

 

Le problematiche legate alla presenza di gas

Le indagini svolte in fase progettuale nel territorio interessato dal tracciato dell’adduttore hanno confermato che la formazione in oggetto poteva essere sede di probabili venute di gas. Pertanto, per tunnel assimilabili a quelli in esame, specifiche linee guida vanno adeguate e sintonizzate con le metodologie insite nella tecnologia del microtunnelling.

Inoltre, per tutto il periodo di scavo è stata prevista la presenza di un addetto al monitoraggio con il compito di coordinare e sovraintendere a tutte le operazioni previste per assicurare condizioni di assoluta sicurezza. Le modalità di intervento sopra indicate hanno permesso di procedere in maniera del tutto coerente con la normativa di sicurezza vigente e di consentire agli operatori la massima tranquillità sui lavori.

Conclusioni

L’utilizzo della tecnologia “trenchless” ha consentito, con l’esecuzione di sei microtunnel, di superare un settore della valle del Reno caratterizzato da condizioni morfologiche e infrastrutturali molto articolate e talora complesse.

Con l’esecuzione dei suddetti microtunnel si sono potute superare agevolmente infrastrutture ferroviarie e stradali nonché condizioni morfologiche che avrebbero richiesto complesse modalità operative per il loro superamento in superficie, confermando ancora una volta l’estrema duttilità delle tecnologie “no dig” e la ormai consolidata loro affermazione non solo nel superamento di singole entità infrastrutturali ma ancor più nel superamento di aree con molteplici condizioni di questo tipo variamente associate.