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Graziano Delrio: l’uomo che… avanza con juicio

Intervista all’On. Ministro Graziano Delrio, Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti

Graziano Delrio: l’uomo che… avanza con juicio

In una Roma che ha ritrovato le sue migliori giornate primaverili e, allo stesso tempo, quell’allegro andirivieni di stranieri che imperversano un po’ ovunque per osservare tracce di storia millenaria, ci proiettiamo verso il futuro proprio nel settore di nostra pertinenza. Alla ricerca di prospettive affascinanti e, per fortuna, nemmeno troppo lontane dall’essere realizzate che garantirebbero un miglioramento al sistema Paese, che tanto ne ha bisogno. Il Direttore Claudio Capocelli nel suo ultimo editoriale scriveva: “Adelante Pedro…, con juicio”.

Noi lo ripetiamo, cambiando solamente il nome proprio con quello di Graziano, ossia il nome del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti. Ci avviamo verso il Ministero, proprio di fronte a Porta Pia, nota per la “breccia” che i Bersaglieri fecero nel 1870 per occupare la città che, di lì a poco, divenne Capitale del Regno d’Italia. Grazie ai colleghi dell’Ufficio Stampa veniamo introdotti nella stanza del Ministro. Dopo i convenevoli di rito e la degustazione di un caffè, con l’aggiunta di un bicchiere d’acqua frizzante, iniziamo con il formulare le prime domande…

“S&A”: “Quali sono a suo parere i punti qualificanti del nuovo Codice degli Appalti?”.

“Graziano Delrio”: “Il Codice attua i principi della delega e i contenuti di tre Direttive europee sui contratti pubblici, le concessioni e i servizi. In primo luogo la legalità, grazie anche al ruolo centrale dell’ANAC, quindi la qualità dei progetti e di tutti gli operatori, dalle Stazioni Appaltanti alle Imprese, la chiarezza dei ruoli, dal RUP al direttore dei lavori, la semplificazione delle procedure, compresi i ricorsi amministrativi, la trasparenza degli atti, con banche dati pubbliche sia per i Bandi, sia per esempio per i collaudatori e i commissari di gara. Si mette ordine, compiendo una “rivoluzione della normalità””.

“S&A”: “Con l’entrata in vigore del nuovo Codice degli Appalti,il Governo si è impegnato a sbloccare i cantieri dandopriorità alle opere davvero strategiche: a guidare sarà il PianoGenerale dei Trasporti e della Logistica (PGTL)?”.

“GD”: “L’Italia soffre di gap importanti nella logistica e nel trasporto persone. All’Italia manca che le reti, stradale, ferroviaria, portuale e aeroportuale, si parlino. Manca una logica di interconnessione e di intermodalità. E manca una forte attenzione alla cura delle opere esistenti. Per questo abbiamo compiuto, come Governo, una scelta chiara di programmazione a medio-lungo termine delle opere pubbliche utili per il Paese, con un percorso che viene indicato nel Codice degli Appalti. Dobbiamo realizzare le opere utili e le infrastrutture che sono funzionali ad una rete integrata e intermodale, con risorse certe e tempi certi. Questo significa anche cura e valorizzazione dell’esistente, scelta delle opere prioritarie da completare o da realizzare, revisione dei progetti non più adeguati. È la filosofia che abbiamo già applicato al Ministero in questo anno e che si trova descritta nell’allegato del Ministero delle Infrastrutture al Def. Lì abbiamo definito le Linee Guida della programmazione: infrastrutture utili, snelle e condivise, integrazione modale e intermodalità, valorizzazione del patrimonio infrastrutturale esistente, sviluppo urbano sostenibile. Gli obiettivi sono l’accessibilità ai territori, all’Europa, al Mediterraneo, la qualità della vita e la competitività delle aree urbane, la mobilità sostenibile e sicura, il sostegno alle politiche industriali di filiera. Nei prossimi mesi il Piano generale dei Trasporti definirà questa strategia con maggiore puntualità e il Documento Pluriennale di Programmazione costituirà l’elenco delle opere prioritarie a livello nazionale, interregionale e regionale da realizzare con leggi ordinarie, superando le procedure speciali della Legge Obiettivo”.

“S&A”: “Si profila anche, nel Codice, l’obbligatorietà per ogni Amministrazione Pubblica della ricognizione delle opere incompiute. Come si è arrivati a questa decisione e come si procederà?”.

“GD”: “L’elenco-anagrafe di opere incompiute fornito dalle Regioni, 868 al 2014, che compie un’analisi sulle cause e gli iter, ha avuto il merito di focalizzare il tema, ma era necessario poter passare dall’analisi alle scelte. Possiamo classificarle in vari modi: ci sono opere incompiute, rallentate, bloccate da iter farraginosi. E sono tutte una ferita, perché finché queste opere non trovano un destino sono soldi pubblici investiti senza aver prodotto l’utilizzo di un bene pubblico. Dall’entrata in vigore del Codice tutte le Amministrazioni e le Stazioni Appaltanti dovranno indicare, in fase di redazione dei piani triennali, quali sono le loro opere incompiute e cosa intendono farne, se completarle, destinarle ad altri usi o dismetterle. Le risorse dovranno essere destinate unicamente alle opere che hanno una utilità per la cittadinanza. Oltre a questo va profuso il massimo impegno per ridurre quei tempi morti burocratici di cui parlavo prima. Le leggi sono efficaci quando sono accompagnate dall’impegno di chi le applica”.