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L’uomo che… “cambia” la strada

Intervista all'On. Paolo Gandolfi, Componente della IX Commissione Trasporti e Telecomunicazioni della Camera e Relatore del disegno di Legge Delega al Governo per la riforma del Codice della Strada

L’uomo che... “cambia” la strada

“Strade & Autostrade”: “La Commissione Trasporti della Camera ha approvato il Disegno di Legge Delega al Governo per la riforma del Codice della Strada: con quali obiettivi?”.
“Paolo Gandolfi”: “L’approvazione non è ancora avvenuta, ma è prossima e forse all’uscita della Rivista sarà cosa fatta. Sarà solo un primo passo, in quanto si tratta di una Legge Delega che assegna il compito al Governo di riscrivere il Codice della Strada e ci vorrà a quel punto circa un anno. Lo sforzo e il tempo dovrebbe essere ripagato da un Codice nuovo, un Codice 2.0. Le principali innovazioni sono riconducibili a tre parole: semplificazione, sicurezza e sostenibilità. Semplificazione perché il Codice dovrebbe fare una drastica cura dimagrante e limitarsi alle sole regole di comportamento e poi perché dovrebbe ispirarsi alla logica e alla immediata comprensibilità delle regole rispetto alle finalità che perseguono, in particolare in materia di sicurezza. La sicurezza è il secondo punto chiave. Il nuovo Codice cerca di estendere i miglioramenti ottenuti in questi anni in materia di sicurezza anche laddove sono stati meno evidenti. Incidenti, morti e feriti sono calati molto sulle strade extraurbane e sulle autostrade, meno nelle città e purtroppo insistono ancora a danno dell’utenza vulnerabile, pedoni e ciclisti, anziani e bambini. La cronaca della scorsa primavera è stata testimone impietosa di questo fatto. Il codice perseguirà l’obiettivo di una sicurezza integrale, uno scudo per i più vulnerabili. Infine la sostenibilità ambientale. Il Codice è ispirato fin dall’inizio all’obiettivo dell’efficienza del traffico a cui si è aggiunto con il tempo quello della sicurezza stradale, che appunto rafforzeremo. Oggi c’è la necessità di introdurre e rafforzare il tema della sostenibilità ambientale, soprattutto nelle città. Gestire in modo più efficiente, sicuro e sostenibile il traffico è possibile, per questo si possono fare tante azioni diverse, ma la riforma del CdS può dare un buon contributo: basta ispirarsi alle buone pratiche in atto in tanti Paesi europei e anche in alcune città italiane”.

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  • L’On. Paolo Gandolfi, Componente della IX Commissione Trasporti e Telecomunicazioni e Relatore del Disegno di Legge Delega al Governo per la Riforma del Codice della Strada
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    L’On. Paolo Gandolfi, Componente della IX Commissione Trasporti e Telecomunicazioni e Relatore del Disegno di Legge Delega al Governo per la Riforma del Codice della Strada
  • Per la riforma del Codice della Strada, le principali innovazioni sono riconducibili a tre parole: semplificazione, sicurezza e sostenibilità
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    Per la riforma del Codice della Strada, le principali innovazioni sono riconducibili a tre parole: semplificazione, sicurezza e sostenibilità
  • L’On. Gandolfi con Angelo Furlan ad una recente premiazione
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    L’On. Gandolfi con Angelo Furlan ad una recente premiazione
  • L’armonizzazione delle Norme italiane con quelle comunitarie è necessaria. Il punto “chiave” per la complessiva ristrutturazione procedurale e normativa del CdS è forse quello che introduce una distinzione netta tra aree urbane e rete stradale extraurbana. Un altro tema fondamentale vorrebbe essere quello di reintegrare una cultura del rispetto
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    L’armonizzazione delle Norme italiane con quelle comunitarie è necessaria. Il punto “chiave” per la complessiva ristrutturazione procedurale e normativa del CdS è forse quello che introduce una distinzione netta tra aree urbane e rete stradale extraurbana. Un altro tema fondamentale vorrebbe essere quello di reintegrare una cultura del rispetto
  • C’è un indirizzo preciso che chiede di rimettere mano ai criteri progettuali delle strade e ai criteri di utilizzo della segnaletica: i segnali dovrebbero essere solo quelli effettivamente necessari e le strade dovrebbero essere progettate pensando alla sicurezza di tutti e alla coerenza con le regole che su di esse si applicano
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    C’è un indirizzo preciso che chiede di rimettere mano ai criteri progettuali delle strade e ai criteri di utilizzo della segnaletica: i segnali dovrebbero essere solo quelli effettivamente necessari e le strade dovrebbero essere progettate pensando alla sicurezza di tutti e alla coerenza con le regole che su di esse si applicano

“S&A”: “In un articolo pubblicato sullo scorso numero di “S&A” si accennava anche alla necessità di armonizzare le disposizioni del nostro Paese con quelle dell’UE…”.
“PG”: “L’armonizzazione delle Norme italiane con quelle comunitarie è prevista e sarebbe comunque necessaria, ma quello che si vuole fare è più ambizioso. La riforma nasce con la volontà di far diventare il nostro Codice il più bello e moderno d’Europa: non so se ci riusciremo, ma se sarà così per una volta sarà l’Europa a dover inseguire l’Italia”.

“S&A”: “Quali sono a suo avviso i punti fondamentali per la complessiva ristrutturazione procedurale e normativa del CdS?”.
“PG”: “Il punto chiave è forse quello che introduce una distinzione netta tra aree urbane e rete stradale extraurbana. Nella prima come nella seconda c’è bisogno di più sicurezza e più efficienza, ma è oramai evidente che lo stesso risultato si ottiene con strumenti differenti. In città serve spingere sulla convivenza e il reciproco riconoscimento tra gli utenti della strada, fuori città si può puntare ancora sulla gerarchia funzionale delle strade e sulla separazione dei flussi. Un altro tema fondamentale vorrebbe essere quello di reintegrare una cultura del rispetto. Ho l’impressione che oggi si sia innescata una spirale negativa. Si rispettano poco le regole della strada, le istituzioni reagiscono facendo più regole e alzando le sanzioni, le regole diventano più contorte e difficili da applicare, gli utenti si sentono legittimati a non rispettare le Norme e contestare le sanzioni, alla fine si rispettano ancora meno le regole”. 

“S&A”: “Quali ritiene possano essere gli strumenti per una corretta e diffusa applicazione dell’(attuale) articolo 230 del CdS, inerente l’educazione stradale?”.
“PG”: “Penso che l’educazione stradale sia fondamentale a partire dalla scuola; il punto vero è che il CdS è l’insieme delle regole che dovrebbero far funzionare e rendere più sicure le strade, ma l’educazione a comportamenti rispettosi di tali regole deve essere supportata da una azione del Governo ordinaria, esattamente come prevede l’art. 230. Servirebbe inoltre una operazione più generale di maturazione del rispetto delle regole, per non limitare l’azione alle sole sedi scolastiche. La gran parte dei comportamenti scorretti alla guida sono frutto dell’atteggiamento dei genitori una sorta di imprinting negativo che poi è difficile da sradicare”.

“S&A”: “Tra le principali cause di incidentalità si cita il fattore umano, che può però essere influenzato anche da fattori esterni (causa di distrazione, indecisioni, ecc.): il CdS dovrebbe quindi basarsi non solo sui comportamenti degli utenti, ma anche sulla corretta progettazione delle infrastrutture?”.
“PG”: “Lo dicevo prima: troppo spesso le regole sono fatte per determinare le responsabilità in caso di incidente più che dalla volontà di impedire quell’incidente. Per esempio, ci sono a volte tangenziali a quattro corsie e con svincoli a due livelli in cui la velocità è posta a 70 km/ora da cui ci si immette in strade ordinarie extraurbane, più strette e con immissioni a raso, in cui ci sono i 90 km/ora. Queste e altre contraddizioni rendono le norme di comportamento opinabili e ne indeboliscono il rispetto. C’è un indirizzo preciso che chiede di rimettere mano ai criteri progettuali delle strade e ai criteri di utilizzo della segnaletica. I segnali dovrebbero essere solo quelli effettivamente necessari e le strade dovrebbero essere progettate pensando alla sicurezza di tutti e alla coerenza con le regole che su di esse si applicano. Se i segnali servono solo a determinare o peggio a scaricare le responsabilità rischiano di essere troppi e contraddittori ed essere alla fine ignorati, con due risultati negativi. Il primo è l’indifferenza verso la segnaletica, quella superflua a volte, ma anche quella utile. Il secondo problema è più grave. Si ingenera così la convinzione che esistano condizioni oggettive ed esterne che determinano le condizioni di sicurezza, invece i comportamenti alla guida sono nel 90%dei casi la causa degli incidenti e spesso anche dei danni causati a sé e agli altri. Non stiamo parlando dei pirati stradali o di gente intossicata da alcol o droga, stiamo parlando di tutti noi, anche del più pacioso e cauto di noi. In città quante volte può capitare che anche leggeri superamenti dei limiti di velocità possano essere potenzialmente pericoli per un bambino che magari sbuca da dietro un auto parcheggiata a lato. Potremo poi lamentarci che quell’auto non doveva essere lì, ma dobbiamo capire che questi rischi si evitano solo se tutti si attengono a comportamenti più consoni alle responsabilità che abbiamo verso i terzi, soprattutto anziani e bambini. Un ultimo esempio. Spesso dopo un incidente in città, con un pedone investito, scopriamo che l’investitore è uno di noi e ci dice che non ha visto, c’era scuro, c’era il ghiaccio, il sole contro o altri fattori, tutti probabilmente veri che vengono richiamati come attenuanti. Sappiamo invece che questi sono fattori aggravanti, perché in una strada in cui possono esserci pedoni o ciclisti, se ci sono particolari condizioni che riducono la visibilità o le condizioni di frenata bisogna andare più piano del solito”.