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Per il piano regolatore del sottosuolo

Roberto Busi

Sul n° 115 della Rivista, con il titolo “Il suolo è prezioso”, Pietro Lunardi ha lanciato il tema della ubicazione in interrato delle “varie grandi opere civili” come alternativa a quella a quota zero, proponendola come fattore essenziale – o comunque rilevante – nel contenimento del consumo del suolo.

L’argomento è troppo importante per non essere ripreso, premettendo che – oltre ogni dubbio – la materia va metodologicamente affrontata verificando in primis la effettiva necessità dell’opera e in secundis l’opportunità della relativa localizzazione. Esemplare in merito ne è l’adeguato approfondimento dello studio del tracciato stradale in rapporto al contesto, nel quale l’approccio tecnico-urbanistico può dare un contributo determinante alla progettazione infrastrutturale nell’obiettivo della conservazione del paesaggio e dell’ambiente.

Ma, qualora – a seguito delle verifiche del caso – si evidenzino seri motivi per optare per la soluzione sotterranea, questo non può avvenire tout court, quasi si facesse come il pulitore birbone che scopetta lo sporco sotto il tappeto. Perché anche il sottosuolo è un ambiente, e con implicazioni delicatissime: basti pensare alla questione delle falde o a quella del rischio archeologico.

Ma pure perché la disponibilità del sottosuolo è tutt’altro che infinita. Ed è già stata non poco aggredita dallo sciagurato procedere al di fuori di ogni razionale agire: nelle aree urbane basti pensare alla caotica pletora di sottoservizi, di reti di metro, di parcheggi in concessione sotto le piazze, di interrati di edifici vari, magari realizzati utilizzando autoperforanti definitivi disinvoltamente ancorati al di fuori dei volumi lecitamente a disposizione e così creando servitù pirata sulle legittime successive disponibilità altrui. E nei territori extraurbani ci si sta già muovendo, mutatis mutandis, in modo non meno spensierato.

Ecco: se tutti – finalmente – ci siamo convinti di quanto il suolo sia prezioso, dobbiamo ora anche convincerci che il sottosuolo non lo sia di meno e che vada gestito tramite un adeguato sistema di strumenti in una con il soprassuolo, perché si tratta di componenti inscindibili dell’ecumene. È questo un obiettivo che viene a coinvolgere, con diverse modalità e ampiezza, le varie discipline e professionalità della città e del territorio.

Attrezziamoci per perseguirlo!