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Il Punto di Vista: “Necessità di scelte ragionate”

Mario P. Petrangeli, Professore e Presidente della Mario Petrangeli e Associati Srl

Il Punto di Vista: "La gestione dei ponti in Italia: da un estremo all’altro"

Nel “Punto di vista” pubblicato su “Strade & Autostrade” n° 136 Luglio/Agosto 2019 a pag. 38 con https://www.stradeeautostrade.it/il-punto-di-vista/il-punto-di-vista-la-conservazione-delle-opere-d-arte-moderne/, mettevo in evidenza come la difficile scelta tra mantenere in vita un ponte o demolirlo e rifarlo non dipendesse solo da pure considerazioni economiche.

In particolare, evidenziavo come alcune opere singolari andassero comunque salvate per il valore storico/ambientale che avevano assunto.

Da allora si sono aggiunti, a mio avviso, due ulteriori fattori che riguardano – con effetti opposti – i ponti in calcestruzzo armato precompresso e quelli in acciaio.

Per i primi, la novità è determinata dalla emanazione delle “Linee guida per il censimento e classificazione, la valutazione e il monitoraggio dei ponti esistenti” emanate dal CSLLPP.

In questo documento, sulla spinta emotiva del crollo del viadotto Polcevera, si richiama l’attenzione – in modo a mio avviso troppo drammatico – sulla pericolosità di queste strutture e si chiedono prove molto impegnative per accertarne l’integrità anche nei casi in cui le stesse non presentino il minimo segno di sofferenza.

Questo spinge chi si deve assumere la responsabilità di decidere se salvare o no un viadotto (Concessionari, ANAS, Enti locali) a optare per la soluzione che comporta i minori rischi a prescindere dai costi, tenuto conto anche di ulteriori due fattori che falsano il problema:

  1. gli interventi di alcune Procure, costrette a ciò da denunce di Associazioni, Comuni ed Enti vari, non sempre interessati alla soluzione più razionale;
  2. il marcato interesse degli Appaltatori ad eseguire operenuove piuttosto che impazzire con molti interventi specialistici di piccolo importo.

Stiamo assistendo, quindi, alla condanna a morte di impalcati in condizioni ottime, con tutte le conseguenze negative legate allo smaltimento dei materiali di risulta e al consumo spaventoso di energia.

Nel caso dei ponti metallici, accade a volte il contrario – cioè un eccesso di conservatorismo -, dovuto a interventi di Enti preposti alla tutela del patrimonio artistico: mi è capitato di ricevere indicazioni cogenti per mantenere in vita, con costi altissimi e risultati dubbi, travate reticolari metalliche dei primi del Novecento, di tipo corrente, solo perché hanno unioni chiodate.

Poiché nel contempo si lasciano deperire opere “storiche” (si pensi al ponte ferroviario ad arco reticolare di Ronciglione, che compete con quelli di Eiffel) sorge il dubbio che si tratti di scarsa informazione.

Queste brevi considerazioni suggeriscono, come ho già sostenuto in passato, la creazione di un registro di ponti da tutelare ma, soprattutto, la necessità di effettuare scelte ragionate al fine di allocare nel modo migliore le risorse economiche che, purtroppo, sono sempre limitate.

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