Le relazioni tra infrastrutture e cambiamenti climatici si esplicano sia in termini di effetti dei cambiamenti sulle strade (vulnerabilità e adattabilità) che come contributo delle strade ai cambiamenti stessi, in senso negativo e come possibile contributo alla lotta a tali cambiamenti (mitigazione).
Il patrimonio infrastrutturale italiano soffre di diversi fattori endemici, fra i quali l’età. Questo comporta, da un lato, che la progettazione sia stata fatta con parametri idraulici oggi superati (ad esempio, l’aumento del franco idraulico nelle NTC2018) con conseguente aumentato rischio e, dall’altro, che diventi sempre più urgente una corretta manutenzione, anche straordinaria, per aumentarne la resilienza.
È pertanto fondamentale, nella gestione del patrimonio, la valutazione della vulnerabilità delle infrastrutture al variare dei parametri di input, oltre che dello stato delle opere, con un continuo aggiornamento delle condizioni al contorno con un approccio ancora poco permeato nella realtà, considerando anche la variabilità dimensionale dei gestori italiani.
Le strade sono normalmente considerate opere nemiche della lotta ai cambiamenti climatici, sia in esercizio che come costruzione. Con riferimento all’utilizzo, la presenza di veicoli a trazione termica le rendono una delle principali cause di emissione di gas climalteranti.
Se è vero che il Gestore stradale non può intervenire direttamente sui veicoli che percorrono l’infrastruttura, lo stesso può contribuire ad un miglioramento in termini di emissioni globali attraverso diverse azioni sulle infrastrutture esistenti. L’incremento di punti di ricarica, anche veloce, può sostenere l’aumento di interesse per i veicoli elettrici anche per le grandi percorrenze. Allo stato attuale, viaggi lunghi richiedono soste aggiuntive non sempre accettabili, tanto più per trasporti commerciali.
Un secondo contributo può venire dall’installazione di impianti fotovoltaici di produzione di energia sia per l’utilizzo diretto che per immissione in rete, in aree che costituiscono già “suolo consumato” (edifici a servizio della strada, aree di parcheggio, ma anche, integrazione con le barriere antirumore, ove previste). Infine, ma non ultimo, la progettazione dei tracciati, con minimizzazione di consumo di suolo e vegetazione, e delle opere a verde direttamente connesse alla strada, la scelta dei materiali in una ottica di riciclo delle materie, posso contribuire, anche in positivo, alla lotta ai cambiamenti climatici.
In uno, progettazioni e gestioni oculate basate considerando le valutazioni ambientali come uno dei parametri di scelta.