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Il Punto di Vista: “Il viaggio nel viaggio”… C’è da vantarsene?”

Prof. Roberto Busi, Professore emerito di “Tecnica e pianificazione urbanistica” dell’Università degli Studi di Brescia

roberto busi viaggio

Il Punto di Vista: “Il viaggio nel viaggio”… C’è da vantarsene?”

L’unico spostamento monomodale è a piedi. Sennò sono più modalità, sempre in numero dispari, in serie come anelli di catena. Solo quelli di numero pari implicano mezzi meccanici (dall’autobus all’aereo, dalla bicicletta al taxi, ecc.); quelli dispari solo e sempre la pedonalità.

È solo con essa che si può infatti passare dalla soglia dell’origine del moto alla prima modalità meccanica e da questa alla seconda, da ognuna alla successiva, e così via fino alla soglia della destinazione.

Per il funzionamento del tutto, ogni anello deve rispondere adeguatamente alla bisogna. Talora i problemi si manifestano in un anello pedonale e la vittima ne è il debole.

Il sito della Stazione Centrale di Milano recita: “Nel 2005 abbiamo dato inizio al grande progetto di… valorizzazione… della stazione…. 30.000 m2 sono dedicati allo shopping e alla ristorazione, per un totale di oltre 80 punti vendita distribuiti su quattro livelli… con un assortimento… dagli alimentari agli articoli per la casa, dai ristoranti all’abbigliamento, dai libri ai prodotti di telefonia ed elettronica ai servizi come banche, ufficio postale, autonoleggi… e promozione turistica… cambi e farmacia”. Mio cognato, già dirigente industriale, è da un po’ in pensione. Ha 82 anni ben portati, ha ogni abilità ma un limite: rifugge dal caos, dal quale è frastornato.

In Milano tutto bene: a piedi o in taxi o con mezzo collettivo. E anche fuori: di rado in auto (è patentato, però prudente), ma in treno. Predilige la stazione di Milano Lambrate: gli è perfetta. Il sottopasso, la scala, la banchina… e il convoglio: magnifico!

Ha sempre amato trascorrere periodi al mare, nella casa di famiglia, tanto prossima ai binari. Da alcuni anni, però, i treni per lì partono solo da Milano Centrale. E il qualche centinaio di metri sul dislivello di 123 alzate di gradino tra il ferro della metropolitana e quello della ferrovia, attraverso contorti segmenti di tracciato che alternano tratti a piedi ad altri con svariate meccaniche, dovendo sorbirsi le pazzie di un centro commerciale dove tutto – abbagliando e disorientando – sembra più per catturare un cliente che ad avviare un viaggiatore: questo non lo sopporta.

Certo, vi è il servizio di accompagnamento, ma la sua dignità di abile non gli consente di avvalersene. Così mio cognato non va al mare. L’altro giorno è apparsa su uno di quei monitor, tra una pubblicità e l’altra, la scritta: “Milano Centrale. Il viaggio nel viaggio”. Non la commento.

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