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Il Punto di Vista: “Monopattini: siamo sicuri?”

Maurizio Crispino, Professore Ordinario di Costruzione di Strade Ferrovie ed Aeroporti nel Politecnico di Milano

Maurizio Crispino

La modalità di utilizzo dei monopattini è certamente uno dei temi più critici di cui si dibatte in ragione delle contraddizioni che lo caratterizzano, e non solo in Italia, e delle scelte (dubbie) sin qui fatte senza adeguato supporto di dati, informazioni e valutazioni oggettive, tecniche e scientifiche, a cominciare dai dati di sinistrosità.

Se da un lato la direzione che si è intrapresa è quella di “cavalcare” l’ondata di interesse verso questo mezzo incentivandone l’uso (rendendo disponibili migliaia di monopattini noleggiabili) in virtù delle esigenze di una mobilità più efficiente e più sostenibile, dall’altro il quadro normativo/regolatorio nato e sviluppatosi su basi nient’affatto tecnico-scientifiche non è riuscito – e tuttora non riesce – a conferire la necessaria sicurezza a questa innovativa forma di mobilità né agli utenti degli stessi monopattini né agli altri utenti dello spazio stradale.

L’uso del casco, peraltro ancora non obbligatorio, è erroneamente percepito come “la soluzione”, ignorando che un impatto a 20 km/ora (velocità consentita a questi mezzi) equivale a una caduta dall’alto da circa 1,5 m (come tuffarsi di testa in una piscina vuota).

Detta così, forse diventa più chiaro il concetto che il casco può aiutare ma non risolvere; dunque, un ragionamento sulla velocità di punta consentita a questi mezzi andrebbe fatto, anche in ragione delle modeste distanze mediamente percorse.

Perdere l’appeal dei possibili 20 km/ora sarebbe una rinuncia coraggiosa ma da prendere in considerazione da parte dei Gestori e delle Amministrazioni. Allo stesso tempo vanno imposte, rapidamente, modifiche sostanziali ai mezzi incrementandone la stabilità (ora molto precaria in ragione delle ben note condizioni delle pavimentazioni stradali) e prevedendo segnalatori acustici e ottici, non solo per le manovre ma anche in caso di superamento dei limiti di velocità propri delle caratteristiche dell’area attraversata (riconoscibile con sistemi di georeferenziazione).

Va altresì prevista l’apposizione della targa. La velocità “passo d’uomo” è certamente una ragionevole soluzione in compresenza di pedoni, laddove i limiti “numerici” oggi fissati dalla Normativa, di fatto non rilevabili, rendono vana la ricerca di infrazioni e quindi il relativo sanzionamento.

I ben più visibili, ed anche pericolosi, comportamenti scorretti (transiti contromano, doppio passeggero, zig zag, trasporto oggetti voluminosi, ecc.), raramente rilevati, potrebbero invece essere puniti – oltre che con adeguate sanzioni – con una sorta di “daspo” per l’utente registrato.

Il divieto assoluto di transito sui marciapiedi (percorribili invece “a passo d’uomo”) risulta allo stesso tempo contraddittorio allorquando non vi è un’alternativa, per assenza di pista ciclabile, per presenza di rotaie tranviarie o semplicemente laddove la pavimentazione è irregolare (la quasi normalità purtroppo…).

In questo quadro, che vede problematiche importanti non correttamente affrontate e certamente irrisolte, e la conseguente crescita significativa degli incidenti e dei sinistri, inclusi quelli mortali, si incentiva l’uso dei monopattini.

Gli utenti, d’altra parte, sembrano non essere pienamente consapevoli dei reali rischi corsi finché non si tramutano in un evento.

Ecco che allora la domanda è d’obbligo: siamo sicuri?

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