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Saint-Martin-La-Porte: viaggio nel cantiere francese della Torino-Lione

Tecnologie del sotterraneo alla prova in una delle zone più difficili del massiccio alpino

Saint-Martin-La-Porte: viaggio nel cantiere francese della Torino-Lione

La fresa Federica, “cantiere mobile” di 138 m

Tra Settembre 2015 e Gennaio 2016, ai piedi della discenderia principale, è stata realizzata con l’esplosivo la camera di montaggio della fresa, una “cattedrale” alta come un palazzo di otto piani nella montagna. Qui è stata assemblata Federica, imponente TBM della potenza di otto motori di Formula 1, con un diametro di 11,26 m, che alla fine dell’estate ha iniziato il suo cammino di 9 km verso il confine con l’Italia.

La macchina è attrezzata per svolgere diverse funzioni in contemporanea: oltre allo scavo e all’evacuazione dello smarino, per mezzo di nastro trasportatore, posiziona i conci a rivestimento delle pareti del tunnel ed effettua sondaggi in avanzamento.

La fresa procede facendo pressione, con 22 coppie di pistoni, sugli anelli di calcestruzzo già posizionati. La media di avanzamento a regime è di 10 m al giorno, con picchi di oltre 20 m. In totale produrrà 850.000 m3 di smarino, per il 60% riutilizzato nella produzione di calcestruzzo e rilevati ferroviari da reimpiegare nell’opera principale.

L’attraversamento della faglia

Dopo aver percorso i primi 300 m, a metà Dicembre 2016, la TBM Federica ha dovuto fermarsi perché ha incontrato una zona geologica molto delicata, preannunciata dai sondaggi conoscitivi.

La faglia, profonda circa 15 m, era caratterizzata da materiale friabile contenente carbone e acqua. La fresa si è trovata a estrarre oltre 15 volte il quantitativo normale di materiale che, intasando la testa, le impediva di avanzare. Per affrontare il problema e studiare il metodo migliore di superare la faglia, si è riunito un gruppo di esperti e sono stati realizzati dei sondaggi geologici in avanzamento.

Si è deciso di iniettare nel terreno 30 t di resine, per rinforzarlo e renderlo impermeabile, e di ridurre le aperture della testa, che modulano l’evacuazione del volume scavato. Questi due interventi simultanei hanno permesso alla TBM di riprendere ad avanzare dopo meno di tre mesi, prima con precauzione e poi via via verso la modalità normale.