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No TAV, sì TAV

È possibile ragionare ed evitare che entrambe le posizioni diventino perdenti?

No TAV, sì TAV

3) invece, queste due ACB sviluppano (volutamente o no) considerazioni non equilibrate per calcolare i flussi dei benefici e dei costi distribuiti nel tempo e per ricavare gli indicatori diperformance economica del progetto, perché ad esempio:

  • sovrastimano i costi quando, traguardando il valore residuo delle opere a 30 anni, non considerano che la vita utile del manufatto della galleria è di (almeno) 120 anni, non solo i 60 anni stimati per una normale linea ferroviaria; quando tra i costi conteggiano le minori entrate che i Concessionari delle infrastrutture autostradali perderebbero dai pedaggi per il minor numero di chilometri percorsi dai mezzi su gomma, non considerando il facile aumento dei pedaggi dai traffici merci a breve-media distanza;
  • sottostimano i benefici, quando ritengono sia indifferente il luogo europeo dove si paga l’IVA sulle merci importate (anche se i miliardi di Euro di IVA incassati a Rotterdam invece che a Genova costituiscono una oggettiva perdita netta per l’Italia); quando considerano la riduzione dei tempi e dei costi dovuti alle differenze prestazionali del solo tratto di linea ferroviaria oggetto di modifica, invece di evidenziare che alcuni interventi risolutivi modificano la convenienza di mercato di tutta una direttrice; anzi, trattandosi di rete ferroviaria, di più percorsi che possono beneficiare di quel tratto di linea;

4) le infrastrutture ferroviarie, come peraltro tutta la viabilità ordinaria, sono finanziate dalla fiscalità generale che trae opportunamente grandi risorse anche dai trasporti su gomma (di persone e merci). Diventa stucchevole la polemica sul considerare o meno tra i costi le minori entrate delle accise che lo Stato non incassa sui carburanti; dalle due ACB si ricava che più l’intervento pubblico ottiene il risultato strategico voluto di integrare gomma e ferro più la “perdita calcolata” aumenta (mentre è evidente che se fosse necessario lo Stato potrebbe intervenire, come sempre, riequilibrando la struttura della tassazione);

5) l’ACB è un modello di valutazione economica molto utile da utilizzare sempre di più e sempre meglio. Però, nel caso delle opere strategiche già definite in base a precise scelte strategiche di Politica economico-territoriale in una proiezione di lungo periodo, l’ACB è uno strumento adeguato e utile “solo” per individuare – tra più soluzioni fattibili – quella che presenta il miglior rapporto tra costi e benefici per la collettività e per il territorio interessato, ma non per metterne in discussione l’opportunità della scelta strategica.