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Conglomerato bituminoso di recupero: il riutilizzo in impianto

Alla base della sua filosofia, il Gruppo Ammann considera una risorsa il conglomerato bituminoso di recupero, puntando su tecnologie che consentano di utilizzarlo al meglio

L’innovazione tecnologica RAH50

È importante evidenziare che la tecnologia RAH50 è coperta da ben tre brevetti internazionali, già ottenuti, avendo superato a “pieni voti” la fase di ricerca di anteriorità da parte degli uffici internazionali competenti, a riprova che si tratta di innovazione a livello mondiale. Si tratta di un essiccatore della tipologia cosiddetta “in controcorrente”, cioè in cui gli aggregati fluiscono in senso opposto al flusso dei prodotti della combustione; gli aggregati entrano dalla parte destra e il bruciatore si trova dalla parte opposta, quindi a sinistra. È inoltre possibile notare da subito che l’ingresso del conglomerato bituminoso di recupero, indicato con la freccia di colore nero, è in una posizione piuttosto lontana dal bruciatore.

La mescolazione e il trattamento della miscela

Grazie allo scambio termico controllato e alla velocità di percorrenza del materiale, tale conformazione evita che questo si attacchi alle pareti. Il conglomerato di recupero, una volta entrato attraverso i canali, incontra gli aggregati vergini essiccati provenienti dalla zona di scambio termico convettivo raffigurata in verde. La miscela così formatasi, anche grazie alla mescolazione nella zona con la palettatura raffigurata in colore giallo, entra nella camera anulare, raffigurata in rosso, dove riceverà gradualmente l’energia termica necessaria per essiccare e riscaldare anche il conglomerato bituminoso di recupero. Un ruolo particolarmente importante è giocato dal bruciatore, che è stato completamente ristudiato per garantire una geometria della fiamma adatta alla conformazione della camera anulare.

In tal modo, la miscela è protetta dalle temperature elevate dovute all’energia termica radiativa dei prodotti della combustione (fiamma) e incrementa gradualmente il proprio livello termico senza subire shock che non consentirebbero il recupero delle caratteristiche del bitume in esso contenute. La temperatura finale di uscita può variare a seconda delle necessità, ma non supera i 160-180 °C.

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