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Regione Toscana: rischio idraulico e idrogeologico

Una profonda fase di riforma in materia di difesa del suolo e di bonifica idraulica da realizzarsi sul territorio: un piano dettagliato che indica priorità e destina risorse per oltre 50 milioni di Euro

Regione Toscana: rischio idraulico e idrogeologico

Il territorio della regione Toscana si estende per circa 23.000 km2, è in prevalenza collinare (67%) e montuoso (25%) e, solo in poche zone a Ovest e lungo le coste, risulta pianeggiante (8%).

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  • Il territorio della regione Toscana si estende per circa 23.000 km2, è in prevalenza collinare (67%) e montuoso (25%) e, solo in poche zone a Ovest e lungo le coste, risulta pianeggiante (8%)
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    Il territorio della regione Toscana si estende per circa 23.000 km2, è in prevalenza collinare (67%) e montuoso (25%) e, solo in poche zone a Ovest e lungo le coste, risulta pianeggiante (8%)
  • Il dibattito sull’assetto idrogeologico, sullo stato e la gestione delle acque e della difesa del suolo che, già a partire dagli anni Sessanta, si è sviluppato nel Paese, è stato ampio e ha riguardato sia l’ambito tecnico-scientifico sia quello amministrativo-istituzionale
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    Il dibattito sull’assetto idrogeologico, sullo stato e la gestione delle acque e della difesa del suolo che, già a partire dagli anni Sessanta, si è sviluppato nel Paese, è stato ampio e ha riguardato sia l’ambito tecnico-scientifico sia quello amministrativo-istituzionale
  • Una frana sulla SR 66
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    Una frana sulla SR 66
  • La Direttiva 2007/60/CE punta a ridurre al minimo gli effetti dannosi derivanti da inondazioni, per la salute umana, per i beni, per l’ambiente, per il patrimonio culturale e le attività economiche e sociali e prevede una strategia differenziata che comprende una valutazione preliminare del rischio di alluvione, la redazione di mappe del rischio e la predisposizione di piani di gestione nelle aree minacciate
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    La Direttiva 2007/60/CE punta a ridurre al minimo gli effetti dannosi derivanti da inondazioni, per la salute umana, per i beni, per l’ambiente, per il patrimonio culturale e le attività economiche e sociali e prevede una strategia differenziata che comprende una valutazione preliminare del rischio di alluvione, la redazione di mappe del rischio e la predisposizione di piani di gestione nelle aree minacciate
  • Le risorse hanno consentito il finanziamento di interventi urgenti di bonifica e di manutenzione straordinaria, di operazioni sui bacini (in particolare quello dell’Arno che costituisce una priorità assoluta), il finanziamento di accordi di programma per la difesa del suolo e la mitigazione del rischio
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    Le risorse hanno consentito il finanziamento di interventi urgenti di bonifica e di manutenzione straordinaria, di operazioni sui bacini (in particolare quello dell’Arno che costituisce una priorità assoluta), il finanziamento di accordi di programma per la difesa del suolo e la mitigazione del rischio
  • La Conferenza permanente per la difesa del suolo, cui partecipano a vario titolo tutti i soggetti competenti (Autorità di Bacino, Regione, Province, Comuni, Consorzi di Bonifica, Unione dei Comuni), ha funzioni consultive, propositive e di coordinamento in materia di difesa del suolo e di bonifica ed è finalizzata a condividere e coordinare le scelte strategiche per le azioni da intraprendere
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    La Conferenza permanente per la difesa del suolo, cui partecipano a vario titolo tutti i soggetti competenti (Autorità di Bacino, Regione, Province, Comuni, Consorzi di Bonifica, Unione dei Comuni), ha funzioni consultive, propositive e di coordinamento in materia di difesa del suolo e di bonifica ed è finalizzata a condividere e coordinare le scelte strategiche per le azioni da intraprendere

Attualmente conta oltre 10.000 km2 di superficie boschiva (boschi, arbusteti, macchia mediterranea, castagneti da frutto), è in buona parte libero da asfalto e cemento e, per la restante parte, comprende aree urbane e industriali. Le caratteristiche morfologiche, il livello di antropizzazione raggiunto e i mutamenti climatici in atto rendono tuttavia il territorio toscano soggetto a due rischi legati al suolo e ai corsi d’acqua: frane e alluvioni che, in maniera estensiva, riguardano sia i territori collinari-montani sia quelli di pianura.

In termini numerici, l’area soggetta a pericolosità idraulica è pari a circa l’11% dell’intero territorio regionale, percentuale che sale a circa il 20% se si prende in considerazione la superficie territoriale posta a una quota inferiore ai 300 m s.l.m.. Di questa, circa il 5% ha una probabilità di inondazione frequente (si tratta di inondazioni che possono presentarsi mediamente almeno una volta ogni 50 anni), il 6% del territorio ha una probabilità di inondazione media e può dunque essere inondato da acque fluviali o costiere in media una volta tra 100 e 200 anni, il restante 9% può essere colpito da eventi catastrofici o eccezionali. Le aree soggette a pericolosità geomorfologica elevata e molto elevata ammontano al 14% della superficie regionale.

Alla luce della diffusa vulnerabilità del territorio – accentuata dalle condizioni climatiche che nel corso degli ultimi anni hanno dato origine a precipitazioni intense in alternanza a periodi di forte siccità, causando un incremento dei fenomeni franosi e il conseguente aumento delle aree a pericolosità idrogeologica – emerge chiaramente quanto, nella regione Toscana, sia necessario perseguire oltre che una costante e diffusa manutenzione della fittissima rete di corsi d’acqua naturali e artificiali, uno sviluppo armonico realmente “sostenibile”, attraverso una forte azione di prevenzione.

Il Codice Ambientale D.Lgs. 152/2006: pianificazione, prevenzione e manutenzione

Il dibattito sull’assetto idrogeologico, sullo stato e la gestione delle acque e della difesa del suolo che, già a partire dagli anni Sessanta, si è sviluppato nel Paese, è stato ampio e ha riguardato sia l’ambito tecnico-scientifico sia quello amministrativo-istituzionale.

Già alla fine degli anni Sessanta, la Conferenza Nazionale delle Acque e nel 1970 la Commissione De Marchi proposero due tipologie innovative di pianificazione territoriale rispettivamente con il Piano generale delle acque e con il Piano di Bacino. Il riferimento in materia negli ultimi 25 anni è stata la L. 183/89 “Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo” ora confluita nel Codice Ambientale D.Lgs. 152/2006, con il quale si è inteso disciplinare una pianificazione di lungo periodo delle attività di prevenzione del rischio idrogeologico e di manutenzione del territorio, individuando il “Bacino idrografico” quale unità territoriale di riferimento per la pianificazione di settore che supera la frammentazione connessa all’utilizzo di confini esclusivamente amministrativi.

Nel 2000 è intervenuta la Direttiva Quadro sulle acque 2000/60/CE e successivamente, sempre a livello comunitario, la Direttiva 2007/60/CE relativa alla valutazione e alla gestione dei rischi di alluvione tracciandone il quadro di riferimento. La Direttiva punta a ridurre al minimo gli effetti dannosi derivanti da inondazioni, per la salute umana, per i beni, per l’ambiente, per il patrimonio culturale e le attività economiche e sociali e prevede una strategia differenziata che comprende una valutazione preliminare del rischio di alluvione, la redazione di mappe del rischio e la predisposizione di piani di gestione nelle aree minacciate.

L’Ordinamento italiano ha recepito la Direttiva con D.Lgs. 49/2010 stabilendo che i soggetti competenti agli adempimenti sopra richiamati sono le Autorità di Bacino distrettuali e le Regioni.

Nell’ambito delle competenze assegnate alle Regioni, dal momento che la prevenzione è da realizzarsi sia attraverso la riduzione del rischio delle costruzioni esistenti sia nei confronti dei nuovi insediamenti attraverso l’attuazione di politiche di sviluppo del territorio rispettose dei corsi d’acqua, con L.R. 21/2012 “Disposizioni urgenti in materia di difesa dal rischio idraulico e tutela dei corsi d’acqua”, la Regione Toscana ha chiarito ulteriormente che non è possibile costruire là dove il fiume può arrivare; inoltre, con L.R. 27 Dicembre 2012 n° 79 “Nuova disciplina in materia di Consorzi di bonifica; modifiche alla L.R. 69/2008 e alla L.R. 91/1998 e abrogazione della L.R. 34/1994”, ha avviato una profonda fase di riforma in materia di difesa del suolo e di bonifica idraulica razionalizzando il sistema di bonifica (si è ridotto il numero di Enti gestori da 33 a sei) creando due strumenti per rendere integrata e, allo stesso tempo, semplificare la gestione di questa materia.

La Conferenza permanente per la difesa del suolo, cui partecipano a vario titolo tutti i soggetti competenti (Autorità di Bacino, Regione, Province, Comuni, Consorzi di Bonifica, Unione dei Comuni), ha funzioni consultive, propositive e di coordinamento in materia di difesa del suolo e di bonifica ed è finalizzata a condividere e coordinare le scelte strategiche per le azioni da intraprendere. Il Documento annuale per la difesa del suolo compendia in un unico documento tutta la programmazione e le risorse per la difesa del suolo, sulla base degli obiettivi e delle strategie individuate dal Piano ambientale ed Energetico Regionale (PAER) e sulla base delle risultanze della Conferenza Permanente. Al termine del 2013, con propria Deliberazione n° 1194, la Giunta Regionale toscana ha approvato il Documento annuale per la difesa del suolo per l’anno 2014: il documento costituisce una novità assoluta, rappresentando un unico atto con il quale vengono selezionati e programmati, sulla base di requisiti di urgenza, efficacia e cantierabilità, gli interventi di difesa del suolo da realizzarsi sul territorio; si tratta di un piano dettagliato che indica priorità e destina risorse per oltre 50 milioni di Euro.

Il documento annuale per la difesa del suolo per l’anno 2014

Il documento annuale per la difesa del suolo per l’anno 2014 è stato realizzato attraverso lo sviluppo di un complesso e sistematico lavoro di ricognizione compiuto dalla Regione insieme a Province, Comuni e Consorzi di bonifica che ha consentito di individuare un fabbisogno notevole di interventi necessari e urgenti che si legano alle caratteristiche di una regione che, come detto, è particolarmente esposta al rischio idraulico e idrogeologico. 

Dei 106 interventi finanziati, una parte significativa riguarda il bacino del fiume Arno: si tratta di 51 interventi per oltre 25 milioni, altri 35 il Bacino Toscana Nord e i restanti 20 il Bacino Toscana Sud e Costa. Il documento destina inoltre circa 2,5 milioni ad attività di progettazione e di indagine finalizzate al miglioramento della conoscenza. Dal 2010 ad oggi, la Regione Toscana ha investito oltre 170 milioni di Euro nella difesa del suolo, facendo anche fronte ai numerosi eventi alluvionali che, a più riprese, hanno colpito diverse aree del territorio. 

Le risorse hanno consentito il finanziamento di interventi urgenti di bonifica e di manutenzione straordinaria, di operazioni sui bacini (in particolare quello dell’Arno che costituisce una priorità assoluta), il finanziamento di accordi di programma per la difesa del suolo e la mitigazione del rischio. Particolare impulso alla realizzazione degli interventi è stato portato con l’approvazione della L.R. 35/2011 sulle opere strategiche, che ha consentito di dare nuovo impulso alla realizzazione delle casse di espansione di Figline e alla progettazione degli interventi di adeguamento della Diga di Levane, entrambi interventi fondamentali per la messa in sicurezza di Firenze.

A questi si aggiungono la realizzazione della cassa di espansione dei Renai a Signa, il completamento della cassa di espansione di Roffia nel comune di San Miniato, le operazioni di adeguamento dello Scolmatore d’Arno, interventi questi ultimi che hanno dimostrato la loro importanza per la messa in sicurezza del centro di Pisa, proprio in occasione degli ultimi avvenimenti che in questi primi mesi del 2014 hanno colpito il territorio.