Descrizione dell’area di intervento
In questa zona la fascia costiera si restringe lentamente, con i contrafforti collinari che si spingono fino al mare. La morfologia dei luoghi è definita dai crinali collinari che degradano verso la costa e dalle valli trasversali incise dai corsi d’acqua, che nascono ai piedi dell’Appennino e sfociano nel mare Adriatico.
La fascia costiera è caratterizzata da coste basse con la striscia dei territori sabbiosi che interessa poche decine di metri l’entroterra mentre si estende in fondali bassi all’interno del mare Adriatico. Il monte San Bartolo, a Sud dei comuni di Gabicce e di Gradara, interrompe il litorale e costituisce, insieme al Conero, l’unico tratto di costa alta e rocciosa dell’Adriatico Centro-Settentrionale.
Per aggirare il monte San Bartolo, il tracciato autostradale piega verso l’interno per poi riavvicinarsi al litorale e proseguire verso Sud, parallelo alla costa, fino all’abitato di Fano. L’area è inoltre caratterizzata dalla presenza della S.S. 16 “Adriatica”, che corre parallela alla costa avvicinandosi e allontanandosi dal tracciato autostradale, a cui risulta collegata dai caselli di Cattolica, Pesaro e Fano presenti nell’area oggetto di intervento.
La Statale ricalca in gran parte la storica strada consolare Flaminia, che costituisce solo una minima parte del patrimonio archeologico della zona.
Descrizione dell’intervento
Il Lotto 2 (si veda “S&A” n° 89, NdR) ha riguardato un tratto di oltre 28 km, per un investimento complessivo di circa 590 milioni di Euro. Sono stati eseguiti l’ampliamento di otto viadotti e la realizzazione di un nuovo viadotto della lunghezza di 150 m, l’ampliamento della canna Sud della galleria Novilara esistente da utilizzare in direzione Nord e la realizzazione della nuova canna Sud della stessa galleria (si veda “S&A” n° 109, NdR), la realizzazione delle gallerie artificiali Boncio e Case Bruciate, la demolizione di 17 cavalcavia e la ricostruzione di 14, l’ampliamento/rifacimento di 72 opere d’arte minori e l’installazione di circa 15 km di barriere fonoassorbenti. Il 28 Gennaio 2010 sono stati consegnati i lavori che sono stati completati all’inizio di Gennaio 2014.
L’intervento si configura all’interno del progetto di potenziamento dell’Autostrada A14 Bologna-Bari-Taranto tra Rimini Nord e Porto Sant’Elpidio che prevede l’ampliamento da due a tre corsie (più emergenza) per uno sviluppo complessivo di 154,7 km.
L’effetto della stagionalità risulta determinante per la comprensione della necessità di adeguamento alla terza corsia: l’arteria autostradale, pur presentando caratteristiche complessivamente soddisfacenti per lo smaltimento dei flussi di traffico che la impegnano nel solo regime ordinario, si rileva invece inadeguata nel periodo estivo, motivo per cui si è deciso di intervenire.
Il tracciato di progetto, nel tratto Cattolica-Fano, ove possibile si mantiene aderente al tracciato attuale, con un ampliamento della piattaforma in sede e simmetrico. In alcuni tratti, in presenza di criticità geotecniche, di importanti opere di consolidamento o in prossimità di aree urbanizzate, si è optato per un ampliamento asimmetrico della sede stradale.
Sono inoltre previste alcune rettifiche localizzate di curve di raggio ridotto per aumentare il valore del raggio planimetrico e migliorare così le prestazioni dell’attuale tracciato autostradale progettato agli inizi degli anni Sessanta. Nel progetto di ampliamento alla terza corsia del tratto considerato sono stati adottati i seguenti criteri progettuali:
- minimizzare l’impatto dell’ampliamento alla terza corsia con la viabilità e con gli insediamenti preesistenti;
- utilizzare quanto più possibile la sede stradale esistente, al fine di ridurre l’impatto ambientale ed economico degli interventi;
- evitare problemi di instabilità legati alle caratteristiche geotecniche e alle problematiche geomorfologiche del territorio attraversato;
- garantire durante l’esecuzione dei lavori una sezione stradale con almeno due corsie per senso di marcia.
La soluzione Maccaferri
Per attenersi ai criteri progettuali, la scelta dei Progettisti è ricaduta sull’impiego della terra rinforzata studiata e prodotta da Officine Maccaferri SpA, chiamata Terramesh Verde® (TMV). Il TMV è una struttura formata da una rete a doppia torsione, tipo 8×10, con filo del diametro di 2,70 mm rivestito in lega zinco-alluminio (5%) e da uno strato di 0,5 mm di polivinilcloruro (PVC) capace di aumentare notevolmente la durata di vita del filo stesso.
Durante il processo produttivo, la rete viene risvoltata intorno a una rete metallica elettrosaldata e corredata di un ritentore di fini (geotessile posizionato sul lato di facciata) e di staffe e tiranti utili a mantenere il paramento di facciata dell’inclinazione voluta (nel caso in esame a 65°) e capaci, inoltre, di ridurre gli spanciamenti del paramento della struttura. Il paramento esterno, riempito a tergo con terra vegetale, consente un completo rinverdimento della struttura e si presta bene all’eventuale inserimento in fase costruttiva di talee e/o astoni (spezzoni vegetali) di specie autoctone, il cui apparato radicale possa svilupparsi all’interno della struttura rendendo piacevole l’impatto visivo dell’opera. Per la realizzazione delle opere sono stati previsti sbancamenti a parete non protetta che interessano i terreni dei rilevati esistenti.
È stata adottata una pendenza media 2/3 (verticale/orizzontale), con sagomatura della scarpata a gradoni in conformità alla sezione tipo prevista per i rilevati in allargamento: tale soluzione esecutiva è attuata solamente qualora non interferisca con il traffico veicolare sovrastante. Dove ciò non è stato possibile, si è prevista l’esecuzione di una berlinese provvisionale costituita da micropali contrastati con due o tre ordini di tiranti, a seconda della sezione di calcolo. Tale opera è realizzata sul ciglio del rilevato esistente, operando dalla corsia di emergenza.
I tratti realizzati con il sistema Terramesh Verde®
Il muro in terra rinforzata TA01 dal km 160+360 al km 160+512 (Nord)
L’opera di sostegno in esame è realizzata come contenimento di sottoscarpa dei rilevati che nel tratto in esame raggiungono una altezza massima di circa 14 m. La soluzione adottata prevede la realizzazione di un’opera di sostegno con Terramesh Verde® organizzate in due bancate (con berma intermedia larga 1.5 m) e paramento inclinato sull’orizzontale di 65°. L’opera ha una altezza massima di circa 9 m sopra il piano campagna locale.