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Il ponte degli Acquedotti a Tivoli tra resti archeologici e orografia complessa

Con la nuova opera sarà finalmente risolto il problema della fluidità e della sicurezza stradale della S.P. 33 “Empolitana” nel tratto di collegamento tra l’abitato di Tivoli e lo svincolo autostradale di Castel Madama

Il ponte degli Acquedotti a Tivoli tra resti archeologici e orografia complessa

Dato poi che il ponte è stato dotato di ritegni elastoplastici in acciaio, si è dovuto condurre delle analisi al passo nel dominio del tempo con degli accelerogrammi generati a partire dallo spettro di risposta standard di tipo B.

Tutta questa mole di studi e di analisi non ha spostato minimamente il dimensionamento di questi ritegni rispetto ad un predimensionamento con metodi semplificati a partire dal citato spettro standard di Normativa per il sito. Nei ponti a travata ad andamento più o meno rettilineo la scelta fondamentale è quella della localizzazione dei ritegni longitudinali “fissi”, e quindi la decisione se inserire in questi punti dei dispositivi a comportamento viscoso, attritivo ovvero elastoplastico.

Per una serie di motivi ben noti, la posizione ottimale per il posizionamento del fisso ovvero fisso cedevole/isolato è quella baricentrica, quindi nel caso del ponte in esame la pila a cavalletto. Per zone con intensità sismica moderata, i ritegni elastoplastici in lega metallica sono economici, durevoli e a bassissima manutenzione.

Molto più complessi sono invece i ritegni viscosi (idraulici) e in minor misura anche quelli attritivi tipo friction pendulum. L’unico difetto dei ritegni elastoplastici sarebbe quello di non essere ricentranti, ma nel caso in esame questo comporterebbe un’attività di ricentraggio in occasione di eventi sismici con tempi di ritorno di qualche centinaio di anni, mentre per gli altri dispositivi ci sarebbe la necessità di ispezioni e ricambi ogni decina di anni.