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Il ponte degli Acquedotti a Tivoli tra resti archeologici e orografia complessa

Con la nuova opera sarà finalmente risolto il problema della fluidità e della sicurezza stradale della S.P. 33 “Empolitana” nel tratto di collegamento tra l’abitato di Tivoli e lo svincolo autostradale di Castel Madama

Il ponte degli Acquedotti a Tivoli tra resti archeologici e orografia complessa

Geologia, geotecnica e fondazioni

Il sito di progetto ricade in un ambito di notevole interesse nel quadro geologico regionale, caratterizzato dal tipico sistema “thrust-belt” con la sovrapposizione di falde montuose dell’antica piattaforma carbonatica laziale-abruzzese. Uno di questi thrust (sovrascorrimenti) interessa la zona in esame (thrust di C.le Monitola-M. Sant’Angelo in Arcese).

In questo quadro geologico, gli studi condotti per il progetto esecutivo in variante hanno accertato alcune difformità rispetto a quanto evidenziato nelle prime fasi di studio, con la necessità di un notevole approfondimento delle indagini che complessivamente sono consistite in nove sondaggi con prove SPT, prove pressiometriche e prelievo di campioni per prove di laboratorio; due piezometri, cinque prove down-hole e due stendimenti geosismici a rifrazione.

La complessità geologica riguarda in particolare il sottosuolo del versante sinistro e del fondo dell’alveo del fosso Empiglione, corrispondenti ad una antica scarpata fluviale, verosimilmente impostata su una scarpata tettonica.

L’impalcato e la piattaforma stradale

L’opera di attraversamento del fosso dell’Empiglione sarà costituita da una travata continua su due campate, per uno sviluppo di 143,70 m e larghezza della piattaforma pari a 13,40 m al netto degli allargamenti in curva.

Nel dettaglio, le due campate avranno la medesima luce di 71,85 m con un impalcato di tipo misto acciaio-calcestruzzo costituito da due travi principali in carpenteria metallica in composizione saldata ad altezza variabile, una trave di spina e una soletta in calcestruzzo collaborante.