Quali le soluzioni possibili?
La lettura dei documenti antichi permette di asserire come le popolazioni abbiano sempre saputo quale fosse la soluzione al divampare degli incendi. Metodologie antiche ma – purtroppo – abbandonate da oltre un secolo. Sono stati sufficienti 100 anni di finte verità spacciate per scienza – spesso mutuate su regolamenti adottati oltreatlantico – e Norme che contrastano con le buone pratiche da sempre adottate e ai primi roghi di vaste dimensioni tutti si interrogano.
Sarebbe stato sufficiente leggere i libri del 1600-1700 per avere la soluzione. Gli Antichi lo sapevano e per questo piantavano cipressi ai lati delle strade e per segnare i confini. La diffusione del cipresso nel paesaggio è il risultato di tradizioni di origine antica, legate a una funzione che – smarrita la reale motivazione – è divenuta simbolica. I cipressi hanno sempre costituito un’ottima barriera tagliafuoco. Per questo Nerone osservava bruciare una vasta area di Roma piuttosto tranquillo.
Il cipresso è noto per la sua marcata capacità di adattarsi ai terreni più aridi e sterili ed era già utilizzato nell’antica Persia. I Romani ne appresero la funzione e per proteggere ciò che avevano di più sacro o importante ne posero filari lungo i confini delle ville, dei giardini, degli orti, delle strade, dei monumenti e luoghi sacri. Filari di cipressi sono presenti lungo molte vecchie strade dorsali collinari: segnano il confine tra fondi adiacenti e proteggono dal fuoco le dimore sparse e i nuclei abitati.
Plinio il Vecchio scrive dell’utilizzo del cipresso per la protezione dei campi e dei frutteti dal fuoco. L’ottima qualità del legno di cipresso, duro, resistente e non intaccabile dai tarli, determinò l’utilizzo per imbarcazioni, infissi ed elementi di arredo. Per la sua resistenza all’acqua e al fuoco fu sempre utilizzato per costruire flotte e fu così che le Repubbliche Marinare depauperarono l’italico patrimonio stradale.