Sostenibilità e strade del futuro.
Se a Parigi nel 1835 ci fossero stati curiosi che passavano il tempo a guardare i cantieri in città, probabilmente alcuni di loro avrebbero osservato il rifacimento della pavimentazione di Place de la Concorde, che in quegli anni veniva ridisegnata dall’Architetto Jacques Ignace Hittorff.
La sostanza scura e densa che veniva utilizzata sulla superficie della piazza era asfalto, un agglomerato di materiali inerti e bitume che iniziò a diffondersi in quell’epoca. Il bitume veniva utilizzato già nell’antica Mesopotamia, estratto da giacimenti naturali e usato principalmente come impermeabilizzante e per il calafataggio delle imbarcazioni.
L’utilizzo del bitume per la costruzione di strade apparve in Europa attorno al 1830, in Francia e Regno Unito. Venne poi introdotto negli Stati Uniti attorno al 1870. Grazie alle sue caratteristiche di adesione, coesione e durabilità divenne presto il legante perfetto per la pavimentazione delle strade.
La rivoluzione industriale e l’evoluzione tecnologica hanno portato, fra le innumerevoli innovazioni, alla diffusione dell’automobile.
L’aumento delle strade asfaltate è andato di pari passo con la necessità di creare infrastrutture che facilitassero lo spostamento con tali mezzi. Questi cambiamenti sono stati possibili grazie all’abbondanza di energia fornita dalle risorse fossili come il petrolio, utilizzate sia come materia prima che come risorsa energetica.
Ogni essere vivente per sopravvivere deve produrre o raccogliere più energia di quanta esso utilizzi per ottenerla. Ma la sopravvivenza non basta e se una specie vivente vuole espandersi e sopravvivere nel tempo ha bisogno di un surplus di energia ancora maggiore.