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Modena: un territorio fragile

Come incidono i cambiamenti climatici sulla viabilità del territorio modenese

Modena: un territorio fragile

L’Amministrazione Provinciale di Modena – che gestisce sul proprio territorio oltre 1.000 km di strade – ha vissuto negli ultimi due anni una fase particolarmente complessa che ha richiesto sforzi e interventi straordinari in seguito al terremoto del Maggio del 2012, al dissesto idrogeologico che ha causato frane e smottamenti nel territorio montano e, da ultimo, all’alluvione del 19 Gennaio scorso.

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  • L’Amministrazione Provinciale di Modena - che gestisce sul proprio territorio oltre 1.000 km di strade - negli ultimi due anni ha vissuto una fase particolarmente complessa che ha richiesto sforzi e interventi straordinari in seguito al terremoto del Maggio del 2012, al dissesto idrogeologico e all’alluvione del 19 Gennaio scorso
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    L’Amministrazione Provinciale di Modena - che gestisce sul proprio territorio oltre 1.000 km di strade - negli ultimi due anni ha vissuto una fase particolarmente complessa che ha richiesto sforzi e interventi straordinari in seguito al terremoto del Maggio del 2012, al dissesto idrogeologico e all’alluvione del 19 Gennaio scorso
  • I picchi pluviometrici registrati del Passo delle Radici, Frassinoro (MO)
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    I picchi pluviometrici registrati del Passo delle Radici, Frassinoro (MO)
  • I dati di temperatura del Passo delle Radici di Bastiglia
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    I dati di temperatura del Passo delle Radici di Bastiglia
  • La corografia dell’area interessata dall’allagamento
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    La corografia dell’area interessata dall’allagamento
  • Una vista aerea dell’abitato
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    Una vista aerea dell’abitato
  • Le arginature realizzate con sacchi di sabbia a protezione della sede stradale
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    Le arginature realizzate con sacchi di sabbia a protezione della sede stradale
  • Il numero delle frane e l’indice di franosità nei comuni montani della provincia di Modena
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    Il numero delle frane e l’indice di franosità nei comuni montani della provincia di Modena
  • La ricostruzione della strada dopo l’evento franoso
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    La ricostruzione della strada dopo l’evento franoso
  • La realizzazione di un ponte per superare la colata di frana
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    La realizzazione di un ponte per superare la colata di frana
  • Il cedimento della corsia di valle
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    Il cedimento della corsia di valle
  • Il cedimento della scarpata di monte
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    Il cedimento della scarpata di monte
  • Il crollo di materiale lapideo dalla scarpata di monte
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    Il crollo di materiale lapideo dalla scarpata di monte

Il contributo che si vuole offrire con la presente relazione, anche a fronte di un inspiegabile disinteressamento dei Media nazionali, è una fotografia delle condizioni meteorologiche che hanno “innescato” l’evento alluvionale di metà Gennaio, la gestione dell’emergenze sulla viabilità provinciale modenese a seguito degli alluvionamenti e la situazione del dissesto idrogeologico delle porzioni montane del territorio modenese.

La situazione idrometeorologica

La persistenza di flussi atlantici molto temperati sul Mediterraneo ha dato luogo a un mese di Gennaio tra i più piovosi di sempre nelle zone appenniniche, anche del territorio provinciale di Modena. Sul crinale appenninico si sono superati i 1.000 mm di pioggia nei 40 giorni tra il 20 Dicembre e il 2 Febbraio, ben otto volte in più rispetto ai valori medi di questo periodo.

Un ulteriore elemento da considerare sono le temperature, che si sono mantenute molto elevate a causa delle prevalenti correnti da Sud-Ovest, con uno scarto rispetto al clima di circa 3°C in più rispetto alla norma. Queste condizioni hanno determinato la prevalenza di pioggia anche in alta quota, con rapida fusione dello strato di neve accumulato al suolo e un tipo di precipitazione con caratteristiche più simili alla stagione autunnale. 

La gestione dell’emergenza sulla viabilità provinciale a seguito dell’alluvione del 19 Gennaio 2014

Al mattino di domenica 19 Gennaio si è aperta una breccia arginale in destra del fiume Secchia, in un tratto compreso tra i comuni di Modena e Bastiglia.

Nel giro di 24 ore risultavano completamente allagati i centri abitati di Bastiglia e Bomporto e alcune frazioni (Villavara, Gorghetto e San Clemente) oltre ad una porzione di Albareto, frazione a Nord della città di Modena.

La fuoriuscita d’acqua è durata per alcuni giorni, fino a quando non è stata richiusa completamente la falla (mercoledì 22 Gennaio), riversando sulla pianura oltre 15 milioni di m3 d’acqua che hanno allagato oltre ai centri abitati citati, tutte le campagne fino ad una distanza di circa 30 km dalla falla raggiungendo, oltre alle abitazioni, anche aree e Aziende agricole e insediamenti industriali/artigianali.

La Provincia di Modena, tramite il Servizio Manutenzione Opere Pubbliche, in occasione di ogni evento di piena con attivazione del sistema di allertamento della protezione civile, opera il monitoraggio dei ponti della propria rete stradale, sui fiumi Secchia e Panaro. Tale monitoraggio avviene tramite una rete di idrometri in telemisura (gestiti dal succitato Centro di Marzaglia e dal Centro Funzionale Regionale) che consentono di avere i dati aggiornati con letture ogni trenta minuti, dei livelli idrometrici dei fiumi. Se necessario vengono effettuate ispezioni dirette per verificare la presenza o meno di trasporto solido che accumulandosi a ridosso dei manufatti, ne riduce la sezione idraulica.

Sulla base delle conoscenze storiche di ciascun ponte sono state stabilite soglie idrometriche di sicurezza.

In occasione della piena del 18/19 Gennaio scorsi, venivano chiusi in successione il ponte storico del Navicello sul fiume Panaro, il ponte Motta sul fiume Secchia ed infine il ponte sul fiume Panaro a Bomporto. Quella che inizialmente poteva rientrare in un’attività quasi ordinaria di sospensione e riattivazione della circolazione stradale sui ponti, al transitare di un’onda di piena, si è trasformata in una drammatica emergenza che ha operato disagi e distruzione con il passare delle ore: solo nella giornata di domenica 26 Gennaio la situazione sulla viabilità provinciale tornava alla normalità con la riapertura nel pomeriggio della strada “Panaria Bassa” dopo che tramite l’utilizzo di idrovore sono state liberate dalle acque ampie superfici agricole.

La S.S. 12 direttamente interessata dall’azione erosiva dell’acqua fuoriuscita dalla vicina breccia arginale e utilizzata come pista di cantiere per le operazioni di chiusura della breccia, poteva essere riaperta al transito solo nella giornata di mercoledì 29 Gennaio.

Il dissesto idrogeologico nel territorio della provincia di Modena

Il territorio della provincia di Modena è orograficamente suddiviso in tre zone: la pianura, che occupa circa la metà della superficie, la collina a la montagna. L’ambito provinciale è solcato da due importanti affluenti del fiume Po, i fiumi Secchia e Panaro, che scorrono rispettivamente ad Ovest e ad Est della città di Modena. Pochi chilometri a Nord del Capoluogo, nei comuni di Bastiglia e Bomporto, i due fiumi proseguono il loro corso in alvei pensili e arginati, distanti talvolta meno di 4 km. Storicamente, per i comuni della pianura ed in particolare per la città di Modena, i fiumi costituiscono un elemento di particolare criticità idraulica, ne sono prova le alluvioni che si sono ripetutamente verificate, purtroppo anche in tempi recentissimi.

Le restanti porzioni collinari e montane, sono invece caratterizzate da numerosissimi fenomeni di dissesto idrogeologico tipici dell’Appennino settentrionale, la cui presenza crea inevitabilmente interferenze coi tracciati stradali. Va considerato che alcune grosse frane interessano interi versanti, dal crinale al fondovalle, con sviluppo longitudinale che in alcuni casi superano i 3 km e volumi dell’ordine di svariate decine di milioni di metri cubi di materiale mobilizzato. L’attuale rete stradale della montagna modenese è il risultato di un progressivo lavoro di adeguamento e miglioramento dei tracciati storici realizzati in mezza costa. Questa tipologia costruttiva, in cui parte della sede stradale risulta in scavo e parte in riporto appare particolarmente fragile in un contesto territoriale come quello presente nell’Appennino settentrionale. Gli effetti ed i danni che si ripercuotono sulla rete stradale e sulla sicurezza della circolazione, come conseguenza del quadro sopra evidenziato, possono essere sintetizzati in tre situazioni tipiche:

  • tratto stradale interessato da vasto movimento franoso di origine storica, avente riattivazioni cicliche con periodi da dieci sino a oltre cento anni;
  • movimento franoso di dimensioni medio-piccole che coinvolge la sede stradale, sormontandola con il materiale detritico, quando questo proviene da monte, oppure, asportandone una frazione quando il movimento si sviluppa per trascinamento da valle;
  • crolli di materiale lapideo da monte, con blocchi che singolarmente hanno dimensioni raramente superiori al metro cubo e volumi complessivi contenuti in alcune decine di metri cubi.

Alla prima tipologia appartengono alcune frane che superano i 3 km di lunghezza, caratterizzate da un’ampia zona di alimentazione, uno stretto canale di transito, spessori nell’ordine di alcune decine di metri ed un piede di accumulo che in alcuni casi supera il chilometro di estensione. In queste situazioni, fortunatamente non molto numerose, è pressoché impossibile arrestare l’evoluzione del movimento con metodi tradizionali.

Occorrerebbero complessi, rischiosi e costosissimi interventi, che sarebbero giustificabili solamente nel caso in cui siano coinvolti interi centri abitati. Quando movimenti di così estese dimensioni coinvolgono un’infrastruttura viaria si è ampiamente dimostrato che, in una valutazione di costi/benefici, diventa più conveniente attendere il termine della fase parossistica della frana per poi procedere con la ricostruzione del tratto stradale danneggiato. Le frane di piccole e medie dimensioni, unitamente alle frane per crollo, hanno subito un netto aumento nella frequenza di accadimento per effetto di eventi meteorologici di particolare intensità e concentrazione. Episodi questi che si verificano come conseguenza delle recenti modificazioni climatiche. In seguito agli eventi meteoclimatici di particolare intensità che si sono protratti, dalla seconda metà del mese di Dicembre 2013 per tutto il mese di Gennaio 2014, la viabilità dell’area collinare e montana della provincia di Modena è stata interessata da oltre 40 nuove frane.

Si tratta nella maggior parte dei casi di dissesti di modeste dimensioni tali da non pregiudicare completamente la circolazione stradale, obbligando però l’istituzione di sensi unici alternati con conseguente riduzione della velocità di transito.

Conclusioni

Per scongiurare l’eventuale interruzione della circolazione stradale, l’Amministrazione Provinciale di Modena ha attivato interventi in carattere di somma urgenza per un valore di 460.000 Euro. Inoltre, da una ricognizione dei Tecnici, si è stimato che siano necessari ulteriori 2.000.000 di Euro per il ripristino delle preesistenti condizioni di sicurezza.