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Miscele stradali: le malte bituminose contenenti scoria “bianca” d’acciaieria

I più recenti sviluppi di una ricerca in corso presso il Dipartimento di Ingegneria Civile, Edile e Ambientale (ICEA) dell’Università degli Studi di Padova in collaborazione con l’Università di Burgos (Spagna)

Miscele stradali: le malte bituminose contenenti scoria “bianca” d’acciaieria

La presentazione e l’analisi dei risultati 

Le proprietà empiriche

I valori della penetrazione e del punto di rammollimento mostrano in maniera chiara il contributo irrigidente dovuto all’aggiunta del filler e, nel caso delle malte, anche della frazione sabbiosa fine.

Si osservano, difatti, netti decrementi del valore di penetrazione e, allo stesso tempo, decisi aumenti del punto di rammollimento per i mastici e, ancor più, per le malte rispetto a quelli misurati per il relativo bitume, indipendentemente dal grado di invecchiamento dei materiali.

A tal proposito, si constata inoltre come l’invecchiamento del legante comporti, come noto, un effetto irrigidente, che si traduce in un aumento della consistenza sia alle alte temperature (punto di rammollimento) che alle temperature intermedie (valore di penetrazione).

L’aspetto maggiormente significativo che emerge dall’osservazione dei risultati sperimentali riguarda il contributo irrigidente offerto dalla scoria LFS (sia essa introdotta sotto forma di filler o di sabbia fine) rispetto agli analoghi materiali di riferimento.

Come è possibile osservare, infatti, i materiali preparati con la scoria (MAS B e MOR B) sono caratterizzati da consistenze maggiori sia alle medie che alle alte temperature di esercizio rispetto ai corrispondenti materiali di riferimento (MAS A e MOR A) per tutti i livelli di invecchiamento considerati.

Tale evidenza sperimentale potrebbe non solo confermare l’idea per cui la compattazione difficoltosa dei conglomerati bituminosi con LFS (si veda n° 130 Luglio/Agosto 2018 e https://www.stradeeautostrade.it/asfalti-e-bitumi/materiali-marginali-nelle-miscele-stradali/) fosse dovuta a un eccessiva consistenza delle corrispondenti malte, ma farebbe anche presupporre una migliore resistenza alle deformazioni permanenti e, al tempo stesso, possibili problemi di resistenza alle fessurazioni per quanto riguarda le prestazioni in esercizio nel caso dei materiali contenenti scoria LFS.

Tali aspetti sono stati quindi approfonditi dal punto di vista prestazionale attraverso le prove reologiche con il DSR descritte in precedenza e di seguito analizzate.