ANAS si avvale inoltre di particolari indirizzi cui conformare la definizione dei criteri di compatibilità idraulica delle opere, che vengono delineati attraverso il riconoscimento delle caratteristiche infrastrutturali e prestazionali della rete stradale in gestione:
- perseguire un livello di sicurezza idraulica delle infrastrutture omogeneo su tutto il territorio nazionale;
- perseguire un impatto sull’assetto idraulico del territorio minimo e uniforme su tutto il territorio nazionale;
- perseguire un’equa corrispondenza tra l’importanza dell’infrastruttura (intrinseca o estrinseca) e il livello di sicurezza idraulica da assentire all’opera;
- perseguire il migliore adattamento delle opere alle caratteristiche connesse all’assetto idraulico del territorio e delle infrastrutture correlate.
Laddove non risulti dunque possibile evitare l’attraversamento di aree di potenziale alluvionamento, la gestione del rischio idraulico in fase di progettazione e realizzazione dell’opera contempla la realizzazione di opere strutturali (misure di protezione attive opassive) che garantiscano la sicurezza idraulica dell’infrastruttura e degli elementi che la compongono e, al contempo, non alterino la sicurezza idraulica del territorio.
La gestione del rischio idraulico in fase di esercizio avviene attraverso procedure codificate di sorveglianza da parte del Personale operativo su strada delle Unità Compartimentali e, in taluni casi, attraverso il monitoraggio delle variabili idrometriche e la definizione di soglie di allertamento concordate con i soggetti istituzionali coinvolti ed integrate nei piani di protezione civile.
In particolare, nel momento in cui si identifica una situazione critica, le sale operative compartimentali allertano la sala situazioni nazionale, che costituisce l’anello di congiunzione tra ANAS, Ministero dell’Interno e Protezione Civile.
La gestione del rischio idraulico: scenari futuri in un contesto di cambiamenti climatici
Il dimensionamento delle opere idrauliche è comunemente riferito ad uno o più valori di “forzante di progetto”. Ad esempio, nel caso di un attraversamento idraulico (e.g., ponte, tombino idraulico) una delle forzanti di progetto è rappresentata dal tirante idraulico che – in concomitanza con lo sviluppo di una piena di prefissato tempo di ritorno TR (solitamente assunto pari a 200 anni) – viene a instaurarsi in corrispondenza della sezione immediatamente a monte di quella dell’attraversamento.
La somma del tirante idraulico e di un predefinito “margine o fattore di sicurezza” SF (per esempio, le NTC indicano un franco idraulico minimo di 1,5 m tra il pelo libero dell’acqua e l’intradosso del ponte) definisce in una qualche misura la “Capacità idraulica” C dell’opera.