Un esempio imponente e drammatico di ciò che significa l’interazione tra rete stradale ed eventi idraulici estremi è dato dall’alluvione in Sardegna del Novembre 2013.
La regione fu duramente colpita da alluvioni “improvvise” (flash floods), che causarono 19 vittime (la maggior parte ad Olbia) e l’interruzione di diverse strade statali e provinciali.
La precipitazione cumulata nella giornata di lunedì 18 Novembre 2013 raggiunse, in alcune zone, i 400 mm (un valore eccezionale, se si considera che l’altezza di pioggia cumulata in un anno per le zone colpite è mediamente di 600÷650 mm).
Nelle zone più colpite (Ogliastra, Gallura e Medio Campidano) si sono registrati valori cumulati di precipitazione mensile superiori a quattro volte le medie stagionali. All’evento del 18 Novembre è stato attribuito un tempo di ritorno superiore ai 200 anni.
Gli interventi per la ricostruzione e il ripristino delle opere hanno richiesto un investimento economico di oltre 50 milioni di Euro, con un piano di attuazione (coordinato dal Commissario Delegato per il ripristino della viabilità, l’allora Presidente dell’ANAS) che ha impegnato circa due anni di lavoro tra progettazione e realizzazione degli interventi.
Un evento estremo e con danni estesi come quello in esame ha generato una profonda riflessione sulle modalità di ricostruzione delle opere (che in molti casi si sono rilevate idraulicamente non compatibili rispetto alle attuali Normative vigenti) e gestione del rischio idraulico.
L’opera danneggiata può essere completamente demolita e ricostruita dimensionandola con riferimento ai vigenti criteri di compatibilità idraulica (come nel caso dell’attraversamento della S.P. 73 Bitti-Sologo (NU) sul Rio Orvani, oppure può essere ripristinata senza modificare la geometria originaria, accettando la possibilità di gestire, con misure non strutturali, un rischio idraulico residuo che garantisca comunque la necessaria sicurezza in esercizio per l’utente della strada.
Esemplificativo di questo secondo caso è l’intervento di ripristino del ponte Oloè sul fiume Cedrino sito lungo la S.P. 46 Oliena-Dorgali, in provincia di Nuoro. Poiché i danni della piena interessarono il rilevato di approccio alla spalla mentre la struttura del ponte rimase integra, valutazioni riguardanti i tempi di ripristino del collegamento viario (unitamente ai vincoli di disponibilità finanziaria) indirizzarono l’intervento verso il ripristino dei rilevati (integrati con massicce protezioni in scogliere cementate).
Si decise di mantenere la preesistente geometria del ponte, seppur valutata non pienamente rispondente alle Norme di compatibilità idraulica vigenti. Ad integrazione del sistema, venne concordato con gli Enti competenti un opportuno sistema di monitoraggio con diverse soglie di allertamento connesse ai livelli idrici segnalati da un sensore (idrometro ad ultrasuoni) installato sul ponte, con eventuale chiusura della strada al superamento dell’ultimo livello di allertamento.