Infine, si analizzano in maniera concettuale le possibili ripercussioni dovute agli effetti dei cambiamenti climatici sulle opere idrauliche esistenti e di nuova realizzazione a servizio della strada, le strategie per la definizione delle criticità idrauliche a scala di rete nazionale e la loro comparazione al fine di stabilire le priorità per l’adeguamento della rete stradale ANAS.
La rete stradale ANAS nel contesto delle aree a vulnerabilità idraulica
ANAS gestisce circa 30.000 km di rete stradale (strade statali, autostrade, svincoli e strade di servizio) sull’intero territorio nazionale (fatta eccezione per il Trentino Alto Adige).
Tale capillare rete infrastrutturale attraversa un territorio che, considerate le sue caratteristiche geologiche, morfologiche e idrografiche, è naturalmente predisposto a fenomeni di dissesto quali frane e alluvioni.
Lo strumento più aggiornato che a scala nazionale consente di identificare le aree a rischio alluvionale è il PGRA (Piani di gestione del rischio di alluvioni), sviluppato per applicazioni di protezione civile in attuazione alla “Direttiva quadro sulle acque” 20047/60/CE.
Il PGRA identifica le aree di potenziale alluvionamento e definisce tre scenari di pericolosità (bassa-media-alta) che fanno riferimento ai tempi di ritorno dell’evento di piena, ovverosia al numero di anni in cui, mediamente, un evento alluvionale di data intensità viene eguagliato o superato.
Il 14% della rete stradale rientra in territorio potenzialmente critico. Un dato non allarmante di per sé (per esempio, laddove è previsto l’attraversamento di un fiume è imprescindibile il passaggio in area a pericolosità idraulica), ma che rende l’idea di come spesso la progettazione e la gestione dell’infrastruttura non possa prescindere dall’analisi e dalla gestione del rischio idraulico.
In effetti nelle ultime due decadi, l’attenzione al tema della sicurezza delle infrastrutture e del territorio da esse attraversato, rispetto al rischio idraulico, è sensibilmente aumentata; a riprova di ciò si è assistito a una sempre più approfondita definizione dei vincoli normativi connessi alla realizzazione di nuove infrastrutture e a una più dettagliata conoscenza dei fenomeni di alluvionamento, che hanno portato ad una sostanziale modifica, con un approccio molto più cautelativo, dei parametri di pianificazione e progettazione delle opere in ambito di aree esondabili.
I fenomeni idraulici che provocano criticità sull’esercizio della infrastruttura viaria possono essere di diversa natura (precipitazioni sulla piattaforma, fenomeni di versante, interazione delle piene con le opere di attraversamento del reticolo idraulico, esondazione dei corsi d’acqua) e, similmente, possono presentare differenti livelli di magnitudo, frequenza e conseguenze in termini di danno potenziale atteso.