Le attività legate alla sicurezza delle infrastrutture di volo rivestono un ruolo di particolare rilievo nell’ambito della manutenzione aeroportuale e si possono sostanzialmente suddividere in tre ambiti principali: manutenzione delle pavimentazioni, verifica della presenza di FOD (oggetti estranei e potenzialmente pericolosi presenti sulle piste, sui raccordi o sui piazzali), manutenzione degli AVL (Aiuti Visivi Luminosi, ossia le luci presenti su piste, raccordi e piazzali quali ausilio alle fasi di atterraggio e decollo ed alla movimentazione a terra degli aeromobili).
La manutenzione delle pavimentazioni (che richiede l’adozione di uno specifico sistema APMS, Airport Pavement Management System) prevede sia il mantenimento delle superfici asfaltate o in calcestruzzo – per quanto concerne le caratteristiche di portanza, di regolarità superficiale, di assenza di cracking, ecc. – sia la garanzia di un adeguato coefficiente di aderenza delle superfici stesse, al fine di permettere l’arresto dei velivoli durante l’atterraggio o in caso di abortito decollo, in condizioni di sicurezza entro spazi definiti.
Il monitoraggio del coefficiente di aderenza
Il monitoraggio del coefficiente di aderenza viene effettuato periodicamente, per evidenziarne la variazione nel tempo in condizioni standard e pianificare gli interventi di manutenzione, oppure in particolari situazioni (contaminazione delle infrastrutture di volo dovuta a precipitazioni di forte intensità, fenomeni nevosi, ghiaccio) nelle quali il coefficiente di aderenza può presentare sensibili riduzioni ed è quindi necessario accertare nell’immediato che l’infrastruttura sia fruibile in condizioni di sicurezza, comunicando i risultati del rilievo ai piloti nel più breve tempo possibile.
La misura del coefficiente di aderenza si esegue mediante una particolare autovettura (friction tester) dotata di una quinta ruota di cui si valuta la resistenza al rotolamento e di un serbatoio contenente acqua che, in alcuni casi, serve per bagnare la pavimentazione oggetto della misura. Il coefficiente di aderenza ha di norma un decadimento piuttosto lento: una delle cause della riduzione del coefficiente di aderenza è la presenza di residui di gomma lasciati sulla pavimentazione dagli pneumatici degli aeromobili, prevalentemente nella fase di atterraggio. La quantità di gomma depositata sulla pavimentazione varia sensibilmente in funzione della tipologia e del peso dell’aeromobile, della macrotessitura del conglomerato bituminoso e della lunghezza della pista (piste corte richiedono frenate più brusche con maggior usura degli pneumatici e conseguentemente un maggior deposito di gomma). Per capire la rilevanza del fenomeno si consideri, ad esempio, che un Airbus 320 in condizioni di normale utilizzo sul corto/medio raggio sostituisce gli pneumatici ogni due mesi (300/400 cicli circa) e quindi, poiché su una pista si possono avere alcune centinaia di atterraggi al giorno, come la quantità di gomma depositata a terra sia veramente notevole.
A causa di ciò, è necessario prevedere la periodica rimozione della gomma dalle infrastrutture di volo: la normativa ICAO (International Civil Aviation Organization, Doc. 9137 Part. 2), recepita in Italia dalla Circolare APT10A dell’ENAC (Ente Nazionale Aviazione Civile), prevede l’effettuazione della sgommatura ad intervalli temporali non superiori a un certo valore, determinato analizzando il numero di atterraggi e il peso totale degli aeromobili atterrati, per ciascuna testata pista. L’intervallo di effettuazione dell’attività di sgommatura è variabile da due anni a due mesi. La stessa tabella impone anche l’intervallo minimo per la valutazione del coefficiente di aderenza in condizioni standard, che può variare fra una settimana ed un anno.
Pallinatura e idrosgommatura
La sgommatura può essere effettuata utilizzando due diverse tecnologie: pallinatura e idrosgommatura.
In entrambi i casi l’attività è svolta senza ricorrere a prodotti chimici e consiste nel percorrere con un apposito mezzo le superfici da trattare a bassa velocità (alcuni metri/minuto) rimuovendo meccanicamente la gomma da una striscia di pavimentazione di larghezza variabile da 35 cm a 2,5 m e lunga qualche centinaio di metri, per poi riposizionare la macchina e proseguire trattando la parte di pavimentazione adiacente a quella appena sgommata.
Nel caso della pallinatura vengono lanciate microsfere di acciaio sulla pavimentazione le quali permettono di staccare, per azione meccanica, i residui gommosi o la vernice. Le polveri e i residui vengono inviati a un apposito serbatoio per il successivo smaltimento. Le microsfere sono invece raccolte mediante una piastra magnetica che ne permette il recupero e l’immediato riutilizzo nella stessa sessione di lavoro.
Nel caso della idrosgommatura si tratta di un camion con cisterna posteriore dotato di una testa posta sul davanti e di un sistema idraulico per portare l’acqua a pressioni elevate e per creare il vuoto necessario per l’aspirazione dei residui. Con tale macchina, infatti, la rimozione della gomma avviene tramite acqua ad altissima pressione (fino a 2.500 bar) che viene indirizzata sulla pavimentazione da una testa rotante dotata di ugelli che possono avere differenti inclinazioni e disposizione. L’acqua, nella misura di circa 28 l/min., viene poi raccolta per aspirazione, insieme ai residui gommosi, e conferita nella cisterna che si trova sul retro. La macchina ha infatti due cisterne, una per l’acqua pulita e una per quella recuperata. A seguito di tale operazione, la superficie si presenta praticamente asciutta e assolutamente priva di residui, anche su pavimentazioni ad alta macrotessitura, o su quelle “grooved”. L’intervento non va inoltre ad intaccare i giunti consentendo quindi di operare senza problemi anche su pavimentazioni in calcestruzzo.